John Dutton (Kevin Costner) è il proprietario del più grande ranch degli Stati Uniti. Preso di mira da un imprenditore edile senza scrupoli e dall’orgoglioso leader della confinante comunità di nativi, ricorrerà a ogni mezzo pur di difendere i propri possedimenti.

Nazione: Stati Uniti
Anno: 2020
Episodi: 9
Piattaforma: Sky, Now Tv
Genere: Western, drammatico
Creata da: Taylor Sheridan, John Linson
Attori: Kevin Costner, Luke Grimes, Kelly Reilly, Wes Bentley, Cole Hauser

Chi l’avrebbe mai detto che negli Stati Uniti del 2020 esistesse ancora la possibilità di trovare un vero cowboy? È questa la prima sorpresa che ci riserva Yellowstone, serie televisiva prodotta da Paramount Network, che Sky ha fatto arrivare di recente sui nostri schermi, anche se con un po’ di ritardo rispetto alla messa in onda negli USA (dove, a breve, dovrebbe cominciare la terza stagione). Vero e proprio western contemporaneo, lo show è opera di John Linson e, soprattutto, Taylor Sheridan, che ha scritto e diretto tutti gli episodi, con l’intenzione precisa di mostrare uno spaccato un po’ insolito dell’America di oggi, offrendo al pubblico esattamente tutto quello che si sarebbe aspettato di vedere con un’ambientazione di quel genere. Ecco, quindi, le grosse mandrie di bestiame, le sparatorie, i cavalli da domare e persino gli indiani, anche se, come tutto il resto, rappresentati in una versione piuttosto diversa da quella che abbiamo conosciuto nei classici di John Ford e Howard Hawks. Ben presto, però, lo spettatore comincia a rendersi conto che l’autore americano ha deciso di utilizzare quello sfondo per arrivare a raccontare qualcosa di differente dalla semplice faida tra proprietari terrieri, minoranze in cerca di rivalsa e avidi speculatori, alla base della trama. Infatti, man mano che la storia procede, i temi che emergono sono altri, tutti, comunque, riconducibili all’amara constatazione che, al giorno d’oggi, negli Stati Uniti esistono ancora vaste aree dove le controversie vengono risolte con pistole e fucili, luoghi dove la differenza tra buoni e cattivi è molto sottile, e dove frotte di politicanti e di pubblici ufficiali tendono sempre a chiudere un occhio di fronte a qualunque nefandezza, pur di ingraziarsi i potentati locali. Abituati a vedere nei film città come New York, Chicago o Los Angeles, oppure le spiagge assolate della Florida e della California, spesso ci dimentichiamo che esistono anche stati come il Montana o il Wyoming dove il tempo sembra essersi quasi fermato. Yellowstone ci restituisce, quindi, l’immagine di un’America che pensavamo scomparsa da anni e ci fa capire perché il Partito Repubblicano sia riuscito a radicarsi in zone del paese, dove, per molte persone, esiste ancora una frontiera da conquistare o valori antiquati da difendere a ogni costo. E così, in questo ritratto, a volte spietato, del Northwest degli Stati Uniti, quelli che, alla fine, sembrano uscirne meglio sono, ancora una volta, i nativi americani, che pur consapevoli di essere condannati a una vita da comparse, perseverano a rimanere fieramente aggrappati alle loro tradizioni e al loro stile di vita, in una lotta impari contro un nemico che sanno di non poter battere, ma a cui non vogliono arrendersi definitivamente.

A supportare il lavoro di Sheridan ci pensa una squadra di attori che, tolta Kelly Reilly (eccessivamente sopra le righe in molte scene), si dimostra perfettamente in parte, a cominciare da un grande Kevin Costner, che impersona il classico capofamiglia vecchio stampo, severo con i figli e implacabile con i nemici. Per John Dutton contano solo la lealtà e la difesa della proprietà, e queste due cose sono, spesso, fonte di contrasto con chi gli sta accanto, sia chi cerca di mostrarsi a tutti i costi degno della sua fiducia (l’ambizioso Jamie, interpretato da un ottimo Wes Bentley), sia chi questa fiducia ce l’avrebbe, ma sembra preferire una vita di tutt’altro tipo (il ribelle Kayce, dell’efficace Luke Grimes). Non bisogna neanche dimenticare il buon lavoro del numeroso cast di supporto, in cui spiccano il bravo Cole Hauser e la bella Kelsey Chow.

Al resto ci pensano gli spettacolari scenari al confine tra Stati Uniti e Canada, a cui Sheridan dedica il giusto spazio, quasi a volerci ricordare che neppure nei luoghi dove la natura mostra tutta la sua bellezza e dove la frenesia delle grandi città è lontana anni luce, gli uomini sono capaci di vivere in serenità e in armonia con il resto della comunità.

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