Nazione: Stati Uniti
Anno: 2018
Episodi: 16
Piattaforma: Sky – Amc
Genere: Horror, drammatico, azione
Creata da: Robert Kirkman, Frank Darabont
Attori: Andrew Lincoln, Jeffrey Dean Morgan, Chandler Riggs, Lauren Cohan, Norman Reedus, Steven Yeun, Danai Gurira
Voto Filmantropo: 

 
 
 

 

 

Rick (Andrew Lincoln), Maggie (Lauren Cohan) ed Ezekiel (Khary Payton) uniscono le comunità di cui sono a capo, per lo scontro finale contro i Salvatori di Negan (Jeffrey Dean Morgan). Dopo la caduta del Santuario, la fine del conflitto sembra vicina, ma non tutto va nella direzione pronosticata da Rick.

 

 

 

 

Sarebbe interessante chiedere a Robert Kirkman, il creatore della serie a fumetti da cui è stato tratto lo show AMC, se alla messa in onda dell’episodio pilota, nel 2010, pensasse di potersi comodamente gustare, nel 2018, il finale dell’ottava stagione, senza che ci fossero segnali di una possibile fine per le vicende di Rick Grimes e soci. Non solo, la serie capostipite ha, nel frattempo, dato vita a uno spin-off (Fear the Walking Dead) già arrivato alla quarta stagione, e voci sempre più insistenti parlano di altre serie collaterali in arrivo. Un bel successo per un fumetto che, di fatto, è nato come una sorta di remake cartaceo dei film di George Romero. Eppure il merito principale dei diversi showrunner, che si sono avvicendati nella serie, è stato proprio quello di aver trasferito sul piccolo schermo tutto quello che di buono era già stato realizzato da Kirkman per il fumetto (e avere lo stesso Kirkman tra i produttori esecutivi dello show ha senz’altro aiutato questo processo). Tra l’altro, di tutte le scelte fatte, la migliore è stata, probabilmente, quella di puntare su personaggi fortemente caratterizzati. Se, infatti, nelle prime stagioni non sembrava possibile fare a meno della componente horror, con gli zombi sempre in agguato e protagonisti dei passaggi del serial maggiormente carichi di suspense, ormai i cosiddetti “vaganti” sono diventati poco più che un semplice espediente narrativo, necessario a rendere più credibile la barbarie in cui è precipitato il mondo, e a mostrare fin dove riesce a spingersi un’umanità tenacemente aggrappata al proprio istinto di sopravvivenza, pur di non soccombere di fronte a una realtà tanto disperata. Da qui l’obbligo di ricorrere continuamente a “cattivoni” di prima categoria. D’altra parte, in quale altro modo sarebbe stato possibile tenere viva l’attenzione degli spettatori, se non grazie a personaggi così negativi (anche se evidente specchio degli istinti peggiori dell’animo umano)? Ed è per questo che non si può non esaltare la grande interpretazione di Jeffrey Dean Morgan. Il suo Negan è senza dubbio il cattivo più riuscito tra tutti quelli visti finora. In questa stagione la sua performance riesce persino a oscurare personaggi fin qui fondamentali come Michonne e Daryl. E se per il basso profilo offerto da Danai Gurira la ragione è, forse, da ricercare negli impegni dell’attrice per Black Panther e per Avengers: Infinity War (interpreta la wakandiana Okoye), per Norman Reedus i motivi di una stagione così anonima sono meno chiari. Probabilmente il personaggio di Daryl (che, ricordiamolo, non ha una controparte a fumetti) necessita di una nuova direzione, ed è proprio questo che sembra suggerire il finale di stagione. Solo Andrew Lincoln pare non risentire più di tanto dell’istrionismo di Negan, ma il suo Rick è un personaggio troppo importante per la show. Oltre a essere, come è lecito attendersi, il protagonista di diversi passaggi fondamentali della stagione, recupera tutto il suo peso nell’episodio finale, quasi a togliere ogni dubbio su chi sia, anche per il futuro, l’unico vero big della serie. A ogni modo, quello che ha reso davvero questa ottava stagione una delle migliori di tutte quelle realizzate finora è il grande lavoro di regia (che si avvale spesso del talento di Greg Nicotero, un artista del make-up fattosi notare per la prima volta proprio nei film di Romero) realizzato attraverso un utilizzo mai banale di flash forward e di sequenze oniriche, che inizia fin dall’incipit del primo episodio. Un continuo cambio di prospettiva rispetto alla trama principale, perfettamente coadiuvato da montaggio e scrittura, che riesce a dare l’idea di stare assistendo più a un film diviso in sedici capitoli, che all’ennesima stagione televisiva di un serial di successo. Un autentico canto del cigno per Scott M. Gimple, quindi, che dopo essere stato lo showrunner delle ultime cinque stagioni, lascerà il posto alla brava Angela Kang (scrittrice di alcuni dei migliori episodi della serie), per andare a occupare una posizione più importante all’interno della AMC. Forse è proprio a causa di questo cambio creativo che il finale non mostra nessun accenno ai possibili scenari delle stagioni future, ma, visto che, pur se in maniera alquanto libera, la serie televisiva ha sempre seguito la trama delle storie a fumetti, siamo abbastanza sicuri che difficilmente la produzione potrà fare a meno di Alpha e dei suoi terribili Sussurratori (e chi segue il fumetto, sa bene di cosa parliamo).

 

 

 

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