Nazione: Stati Uniti
Anno: 2018
Durata: 149 min

Genere: Supereroi, azione, fantascienza, avventura
Regia: Anthony e Joe Russo
Attori: Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Chris Pratt, Josh Brolin, Tom Hiddlestone
Voto Filmantropo:


 

 

 

 

Dopo aver decimato la popolazione di Xandar per impossessarsi dell’Orb, la Gemma del Potere, Thanos (Josh Brolin) e il suo Ordine Nero seminano morte e distruzione sulla nave spaziale ospitante i superstiti di Asgard, tra cui Thor (Chris Hemsworth) e Loki (Tom Hiddlestone), determinati a non far cadere nelle mani del folle abitante di Titano anche il Tesseract, la Gemma dello Spazio.

 

 

Diciamoci la verità, eravamo in tanti a pensare che i fratelli Russo si fossero imbarcati in un’impresa aldilà delle loro possibilità, un’operazione così grande da far tremare i polsi anche a registi ben più scafati di loro. Dopo aver atteso mesi, prima di vedere il trailer del film, e con la Disney sempre attenta a centellinare il più possibile le informazioni riguardanti la trama della pellicola, le aspettative del pubblico per quello che, non a torto, è stato definito uno dei più grandi eventi cinematografici del decennio, erano cresciute così tanto nelle ultime settimane, da far temere che in molti, alla fine del film, sarebbero usciti dalla sala profondamente delusi dal risultato ottenuto. Gestire un numero così alto di personaggi, facendoli interagire tra loro senza snaturarli troppo, con poco tempo a disposizione da dedicare a ognuno di essi, rischiava di compromettere la fluidità narrativa della pellicola, trasformando il film nell’ennesimo blockbuster senz’anima, con un inutile sfoggio di personaggi “figurina” (e ogni riferimento al mediocre Justice League della concorrente DC/Warner Bros è puramente voluto). E invece, la trama appare chiarissima fin dalla prima inquadratura: senza inutili preamboli, lo spettatore viene immediatamente catapultato nel pieno dell’azione, con un Thanos inarrestabile (un grande Josh Brolin, che pur sepolto sotto una pesantissima motion capture, riesce a essere espressivo quanto basta a farci sembrare quasi logica l’assurda morale genocida del personaggio) alla ricerca delle sei Gemme dell’Infinito. Non solo, due morti eccellenti, nei primi minuti del film, lasciano subito intendere quale sarà il clima tragico che si respirerà per tutta la durata della pellicola. Ma, se la maniera in cui i due registi italo-americani riescono ad alternare i vari scenari del film, per lasciare uno spazio sufficiente a tutti i protagonisti (anche a chi appare in meno inquadrature come Falcon o il Soldato d’Inverno), tale da permettere loro di mostrare un’immagine di sé perfettamente in linea con quella vista nei film precedenti, è da autentici numeri uno della macchina da presa, il vero miracolo i fratelli Russo lo compiono con la fusione senza stonature dei parecchi passaggi epici con i momenti, necessariamente più leggeri e scanzonati, che hanno visto come protagonisti i Guardiani della Galassia (una probabile richiesta dei vertici della Disney, desiderosi di non deludere tutti i fedeli seguaci dei vari franchise raggruppati nel film), senza esitare ad avvalersi della consulenza di illustri colleghi (fondamentale, a questo proposito, l’apporto di James Gunn per le scene con Starlord e soci).

D’altra parte, solo un grande lavoro di squadra avrebbe potuto garantire la riuscita di un progetto tanto ambizioso. Questo è particolarmente vero nelle bellissime sequenze di azione, su tutte la maestosa scena di massa ambientata nel Wakanda, capace di rivaleggiare, per pathos e intensità, con le battaglie viste nella trilogia del Signore degli Anelli. Il resto lo hanno fatto gli attori, i veterani Robert Downey Jr., Chris Evans, Chris Pratt e Scarlett Johansson, a dispetto delle interviste rilasciate negli ultimi mesi, non hanno proprio dato l’impressione di volersi disfare a breve di calzamaglie e armature. Le impeccabili interpretazioni che ci regalano, infondono nei loro personaggi tutto il carisma che il pubblico si aspettava di vedere. Inoltre i nuovi arrivati Benedict Cumberbatch, Tom Holland, e Chadwick Boseman, confermano di riuscire ormai a calarsi nelle vesti di character tanto popolari, in maniera agile e disinvolta. Abbiamo, infine, deliberatamente lasciato Chris Hemsworth per ultimo, perché il personaggio di Thor merita un discorso a parte: sottoutilizzato nei due capitoli precedenti, il Dio del Tuono ritrova finalmente il prestigio che gli era stato negato e, con il destino dell’universo in gioco, riesce a dare libero sfogo a tutta la sua potenza. Senza la battaglia ambientata nel regno di Black Panther, la sequenza su Nidavellir sarebbe stata ricordata, con ogni probabilità, come la scena cardine del film. Ma, memori delle capacità comiche dell’attore australiano, messe in evidenza in Thor: Ragnarok, i Russo concedono a Hemsworth anche alcuni divertenti siparietti umoristici (particolarmente riusciti i duetti con Rocket Raccoon), ennesima dimostrazione della capacità dei due registi di saper cambiare registro alla pellicola, senza dare l’impressione di stravolgerla. Inevitabilmente pochi i momenti più intimi, ma, proprio per questo, è da lodare il modo in cui è stato fatto evolvere il rapporto tra Visione e Scarlet (ben più realistico e credibile di quello che per anni abbiamo visto sui fumetti).

Fin qui abbiamo analizzato i tanti pregi della pellicola, ma, in un film di tale portata, sarebbe irrealistico pensare di non riuscire a trovare neanche un difetto. A ogni modo, aldilà di alcune imperfezioni della CGI e di poco altro, su cui, francamente, non vale la pena soffermarsi più di tanto, sono due scelte alquanto discutibili della sceneggiatura, che interessano Bruce Banner/Hulk e la Gemma dell’Anima, a necessitare di un approfondimento maggiore. A proposito del trattamento riservato al personaggio interpretato da Mark Ruffalo, infatti, onestamente non abbiamo capito il perché del continuare con la caratterizzazione comico-demenziale vista nell’ultimo Thor e di non ritornare, invece, al personaggio tormentato (e più in linea con l’atmosfera decisamente cupa della pellicola) dei primi due film degli Avengers. Venendo, invece, alla Gemma dell’Anima: per mesi sui blog abbiamo letto le ipotesi più fantasiose a proposito del luogo dove avrebbe dovuto trovarsi l’unica Gemma dell’Infinito non ancora mostrata nel Marvel Cinematic Universe, la quale, oltretutto, è anche stata la prima a esordire nei fumetti (nelle storie di Warlock all’inizio degli anni Settanta, uno storico personaggio della Marvel, che esordirà in versione live nel terzo film dei Guardiani della Galassia: ricordate l’Adam evocato dalla regina Ayesha nei titoli di coda del secondo capitolo dedicato alla scalcinata banda di Starlord?). A nostro avviso l’idea seguita da Christopher Markus e Stephen McFeely, gli autori dello script, non poteva essere più banale. Era davvero così difficile pensare di trovare una soluzione più originale? Un vero peccato, perché i due sceneggiatori mostrano tutto il loro talento nello sconvolgente e coraggioso finale (che, ovviamente, non riveliamo). Un ultimo appunto: non fate l’errore di alzarvi dalla poltrona prima della fine dei titoli di coda.

Senza spoilerare troppo, l’unica scena post credit inserita nel film apre le porte all’arrivo di una grande super-eroina Marvel, ancora mai menzionata né intravista in nessuna delle pellicole precedenti, lasciando presagire per il nuovo capitolo (previsto per l’anno prossimo), un’aspettativa, se possibile, ancora più grande di quella che ha accompagnato l’uscita di questo Infinity War.

 


 

 

 

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