Nazione: Stati Uniti, Cina
Anno: 2019
Durata: 128 min
Genere: Azione, fantascienza
Regia: Tim Miller
Attori: Linda Hamilton, Arnold Schwarzenegger, Mackenzie Davis, Diego Boneta, Gabriel Luna
Voto Filmantropo:
Venticinque anni dopo la distruzione della Cyberdyne, un evento che ha impedito la nascita di Skynet, un nuovo terminator (Gabriel Luna) viene inviato dal futuro per uccidere Dani Ramos (Natalia Reyes). In sua difesa, arrivano un’umana potenziata con inserti cibernetici (Mackenzie Davis), proveniente dallo stesso futuro del terminator, e la rediviva Sarah Connor (Linda Hamilton).
Inutile nascondere che il ritorno di James Cameron al timone della sua creazione più famosa (anche se solo come coautore del soggetto) aveva indotto molti a sperare in una reale opportunità di vedere uno dei franchise più importanti degli anni Ottanta, riprendersi il suo posto d’onore nella storia del cinema, dopo tre sequel abbastanza inutili (dei quali l’unico veramente degno di essere ricordato è Terminator Salvation) e una serie TV passata un po’ in sordina (The Sarah Connor Chronicles). Ma era davvero possibile aggiungere qualcosa di nuovo alla saga? Innanzitutto, sembra che Cameron abbia deciso di tornare a essere coinvolto personalmente, soltanto perché intrigato dall’idea di ripartire dal finale di Terminator 2, ignorando, quindi, tutto quello che gli autori che sono venuti dopo di lui hanno raccontato nei capitoli successivi. E l’inaspettato colpo di scena iniziale, voluto proprio dal regista canadese, sarebbe stato concepito, non solo per sorprendere i fan storici della pellicola, ma anche per iniziare quel rinnovamento auspicato dalla produzione. Purtroppo, però, nonostante l’ingresso di qualche nuovo personaggio, la storia prende molto presto la stessa strada percorsa dagli altri film, con il solito, inarrestabile, terminator giunto dal futuro (qui un modello Rev-9, che possiede tutte le caratteristiche del T-1000 di Terminator 2, con, in più, la possibilità di separare e rendere indipendente dall’endoscheletro metallico la sua matrice organica) programmato per uccidere la nuova eroina della vicenda (interpretata dalla giovane, ma già molto brava, attrice colombiana Natalia Reyes). Di sicuro, ad accrescere ulteriormente la sensazione di déjà vu, contribuisce anche la presenza nella pellicola delle due star del franchise: l’immarcescibile Arnold Schwarzenegger (che pare sia stato inserito nell’operazione solo per espressa richiesta dell’amico Cameron) e la rientrante Linda Hamilton (assente fin dal secondo capitolo, se si esclude l’utilizzo della sua voce in alcune scene di Terminator Salvation). Inoltre, l’ingresso del personaggio di Grace (interpretata dalla canadese Mackenzie Davis, l’unica del cast apparsa un po’ fuori parte) non può certo essere considerata una vera e propria novità, viste le non poche somiglianze con il cyborg Marcus Wright (a cui prestava il volto Sam Worthington) di Terminator Salvation. Eppure, nonostante tutto, la pellicola fila che è un piacere: l’azione è serratissima, con scontri e combattimenti continui, che lasciano davvero pochi momenti di tregua allo spettatore. Il regista americano Tim Miller (qui al suo secondo film, dopo l’ottimo esordio con Deadpool) si conferma abilissimo a dirigere sequenze ipercinetiche e spettacolari (aiutato da effetti speciali perfettamente funzionali alla vicenda), capaci ampiamente di coprire le mancanze della sceneggiatura e la caratterizzazione un po’ abbozzata di qualche personaggio. Tra questi, il T-800 interpretato da Schwarzenegger rappresenta una vera e propria forzatura della trama: non solo perché il robot appare chiaramente “invecchiato” (anche se Cameron, durante la promozione della pellicola, si è affrettato a dire che i tessuti organici dei terminator decadono nel tempo esattamente come quelli di un essere umano), ma, soprattutto, perché la sua presenza sembra proprio un semplice tentativo di volersi ingraziare i fan. A ogni modo, il buon Schwarzy ci regala una prova ben più professionale di quanto ci saremmo aspettati, ed è anche protagonista indiscusso dei pochi momenti comici del film, necessari ad alleggerire la drammaticità degli eventi. La stessa Hamilton se la cava molto bene, sebbene la sua carriera sia andata via via sempre più declinando dopo Terminator 2, offrendoci una Sarah Connor tutta d’un pezzo, nonostante i suoi 63 anni d’età.
Il divertimento non manca, insomma, soprattutto per chi ancora non conoscesse la pellicola capostipite del 1984 (sembra impossibile, ma la scarsa cultura cinematografica dei millenial a volte è veramente sorprendente). Il film, tuttavia, sta andando piuttosto male al botteghino, tanto che già si preannunciano perdite consistenti per Paramount e Skydance (che si sono accollate la maggior parte delle spese), le quali hanno, evidentemente, sottovalutato la poca distanza temporale dal deludente Teminator Genisys. Con ogni probabilità, gran parte del pubblico, memore dell’insoddisfacente risultato ottenuto da quello che avrebbe dovuto essere il reboot della saga, ha deciso di stare alla larga dalla pellicola, facendo morire sul nascere il progetto di una nuova trilogia, che pare fosse nei piani iniziali di Cameron e soci. Forse, però, alla fine è meglio così. Vista la difficoltà a realizzare qualcosa di veramente nuovo, meglio non trascinare la storia ancora più in là, cercando, invece, fra qualche anno, di imbastire un vero e proprio remake, così come si fa solo per i film divenuti, nel frattempo, grandi classici del cinema.