Otto brevi storie, tra New York e Dublino, che raccontano l’amore ai giorni nostri: dai primi rapporti adolescenziali all’evoluzione dei sentimenti nella maturità, senza tralasciare gli ostacoli legati alla pandemia di Covid-19

Nazione: Stati Uniti
Anno: 2020
Genere: Commedia, sentimentale
Piattaforma: Amazon prime video
Episodi: 8
Ideatore: John Carney
Attori: Anne Hathaway, Tina Fey, John Slattery, Dev Patel, Catherine Keener

In un’epoca in cui la serialità viene quasi esclusivamente declinata in senso orizzontale, Modern Love potrebbe sembrare solo il disperato tentativo di qualche nostalgico di aggrapparsi al passato. In realtà, questa piccola e graziosa produzione Amazon, di cui da poco è stata resa disponibile la seconda stagione, rappresenta un’ulteriore evoluzione dell’entertainment casalingo. Più precisamente, si potrebbe dire che i colossi dello streaming, costantemente alla ricerca di nuovi stratagemmi per aumentare il proprio bacino d’utenza, dopo aver reso le puntate di una serie simili ai capitoli di un libro (o, in tempi recenti, agli episodi di un fumetto) con Modern Love sono riusciti a realizzare la versione live di un’antologia. Un prodotto ideale, quindi, per chi è abituato a nutrirsi di “stories” sui social e meno propenso a dedicarsi a trame di ampio respiro. Se è vero, infatti, che le lunghe serializzazioni in più stagioni sono diventate fondamentali per fidelizzare il pubblico contemporaneo, è altrettanto vero che questo meccanismo mal si addice a storie che non prevedono momenti di particolare tensione, sicuramente poco appetibili per i nativi digitali di oggi, più abituati a contenuti usa e getta, pronti a essere dimenticati dopo pochi giorni. Ed è su questo che la struttura della serie a brevi episodi di mezz’ora privi di personaggi fissi si rivela vincente. Gli amanti del binge-watching si sentiranno, comunque, spinti a “divorarli” in una serata o due, tutti gli altri, invece, potranno gustarsi ogni capitolo nei tempi e nei modi che riterranno più opportuni, senza preoccuparsi di dover ricordare dettagli necessari alla comprensione della trama o di doversi necessariamente affezionare a un determinato personaggio. Anche perché, come accennato prima (e non a caso), la formula di Modern Love prevede a ogni episodio il cambio dei protagonisti, i quali sono tenuti assieme solo dal tema portante della serie. Questa, come suggerisce il titolo, cerca di descrivere l’amore nella società contemporanea in tutte le sue sfaccettature e per rendere l’operazione più verosimile, gli autori si sono ispirati alle vicende reali raccontate dai lettori del New York Times nell’omonima rubrica del quotidiano. A volte, però, si ha l’impressione che tutto sia stato costruito a tavolino o che siano state scelte storie volutamente improbabili per catturare l’attenzione degli spettatori (in questa seconda stagione è il caso di The Night Girl Finds a Day Boy, in cui un insegnante si innamora di una donna affetta da una strana patologia che la costringe a vivere solo di notte, mentre nella prima avevamo Take Me As I Am, Whoever I Am, dove Anne Hathaway e Gary Carr affrontavano una situazione simile). Non è pensabile, tuttavia, che il pubblico possa trovare interessanti vicende troppo “ordinarie”, le quali, comunque, non vengono trascurate, ma solo messe in scena in maniera più originale. Ne è un esempio il bellissimo How Do You Remember Me? in cui due ragazzi, ai lati opposti di una via, rivivono – in maniera diversa – la loro unica notte d’amore, nel tempo necessario a incrociarsi sulla strada dove, per caso, si sono incontrati di nuovo. Ciononostante, ad alcuni potrebbe sembrare un po’ artificioso il frequente ricorso a relazioni interrazziali od omosessuali, in nome di quel politically correct sempre più imperante a Hollywood e dintorni. Ma l’amore è un sentimento universale, che non conosce barriere di alcun tipo, quindi è davvero importante continuare a discutere se sia davvero necessario rappresentarlo attraverso persone di “colore” diverso o appartenenti allo stesso sesso? 

Rispetto alla prima stagione, i volti dei protagonisti risulteranno decisamente meno riconoscibili (budget inferiore o voglia di far prevalere la qualità della scrittura sulla popolarità degli attori?): escludendo Kit Harington, infatti, che si presta anche a un simpatico siparietto, evocante la sua partecipazione al Trono di Spade, a qualcuno forse diranno qualcosa i nomi di Minnie Driver e Anna Paquin (sebbene entrambe lontane dai fasti dei loro successi su grande e piccolo schermo), ma poco o nulla quelli di tutti gli altri. Un gruppo estremamente eterogeneo di attori costituito da astri nascenti della TV e da ottimi caratteristi provenienti da entrambe le sponde dell’Atlantico. A ogni modo, nessuno di essi fa rimpiangere l’assenza di vere e proprie star, tanto è vero che, a volte, è proprio la freschezza degli interpreti a prevalere su tutto il resto. Basti citare Am I…? Maybe This Quiz Game Will Tell Me, dove è la spontaneità delle due giovani protagoniste a rimanere impressa nello spettatore, non gli spunti narrativi, tutto sommato abbastanza scontati.

Un’altra differenza rispetto alla prima stagione è la minore tendenza a terminare gli episodi con un vero e proprio finale. Benché nella gran parte dei casi la possibile evoluzione degli eventi sia piuttosto prevedibile, gli autori preferiscono lasciare la vicenda in sospeso, quasi a sottolineare che non è importante conoscere la storia per intero, ma solo come quel particolare aspetto dell’amore viene vissuto dai protagonisti.

Qualche parola, infine, sull’autore di Modern Love – oltreché suo principale sceneggiatore e regista – l’irlandese John Carney, fin qui noto per piccoli film sentimentali, spesso a tema musicale. Opere contraddistinte da quella stessa leggerezza che caratterizza anche la serie di Amazon, la quale tuttavia raramente scade nel luogo comune. In altre parole, un’ulteriore conferma che, per descrivere l’animo umano, ricorrere a una prosa cervellotica non è mai la strada giusta da percorrere. 

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