Benché ci siano varianti nell’assegnazione del terzo posto all’interno della “Triade Capitolina” di Nintendo, le prime due posizioni sono sempre state saldamente occupate dai due franchise di Super Mario e di The Legend of Zelda. Data anche la diffusione senza dubbio più ampia a livello di pubblico del brand dell’idraulico in rossoblu, la serie di Zelda presenta evidentemente una maggiore coesione iconografica e narrativa. Il contesto delle varie iterazioni della leggenda dell’eroe con la tunica verde, infatti, è all’incirca sempre lo stesso: un mondo da favola e di favola, collocato in un tempo “fuori dal tempo”. Hyrule, infatti, che spesso – ma non sempre – fa da sfondo o anche da protagonista alle vicende del nostro Link, è una terra che si richiama al Medioevo del nostro folklore, e Zelda fa spesso riferimento a molti di quegli elementi dell’immaginario collettivo che ad esso sono associati: la virtù del cavaliere, la fedeltà alla principessa, la ferocia del potente sovrano del popolo “barbaro”, i magnificenti castelli e gli accoglienti villaggi, la magia, i mostri che si celano nelle caverne e le strane genti che abitano le diverse regioni. In breve, il setting di Zelda è in larga parte riconducibile al tema del Medieval Fantasy. In questo quadro, forte all’interno della serie è il ruolo del simbolo: come gli uomini del Medioevo avevano la tendenza e la preferenza a leggere ed interpretare la realtà attraverso simboli, così nell’universo di Zelda possiamo rintracciare un’intera simbologia, che fa capo ad elementi della religione, della tradizione e della cultura (della lore, insomma) di Hyrule.

 

 

La Triforza

Quando allora si parla di simboli di Hyrule, il primo che sorge alla mente è la Triforza, indubbiamente il simbolo più iconico e il più riconosciuto anche dai profani, tanto da assurgere talvolta a simbolo stesso – appunto – dell’intera saga. Ma la Triforza non è solo un simbolo: nell’universo zeldiano è effettivamente un’entità, reale e concreta, anche se non esattamente tangibile. La Triforza è infatti un oggetto mistico che ha un’origine ed un’essenza divina: è la fonte del massimo potere in Hyrule, in grado di esaudire il desiderio di chi la ottenga. Non c’è da stupirsi, quindi, che costituisca l’obiettivo delle mire degli antagonisti di turno, in primis, naturalmente, di Ganondorf, il malvagio re del popolo Gerudo. Esteriormente, la Triforza si presenta come un insieme di tre triangoli equilateri che costituiscono a loro volta un grande triangolo equilatero. La sagoma di questa reliquia, dunque, dà un’idea di stabilità e di saldezza. I tre triangoli che la compongono, infatti, rappresentano ognuno le tre forze che regolano l’universo, tutt’e tre necessarie all’ordine del cosmo (quindi iconograficamente del tutto uguali): Potere (triangolo superiore), Saggezza (triangolo inferiore sinistro) e Coraggio (triangolo inferiore destro). Ciascuno dei tre pezzi della Triforza fu lasciato sulla Terra quando le tre Dee che crearono il mondo tornarono in cielo, affidando così la sacra vestigia ad Hylia, che era a sua volta una dea. La figura che è alla base del simbolo della Triforza è con tutta probabilità ispirata ad un simbolo diffusissimo in Giappone: in particolare, un simbolo shintoista che indica sia la forza interiore che la pace e la serenità. La sua origine, però, ha origini molto antiche e ci riporta al Giappone medievale: si tratta infatti dello stemma del clan Hojo, che esercitò la reggenza sullo shōgunato nel XIII secolo e nel primo terzo del secolo successivo. Il simbolo in questione ha comunque stuzzicato anche la curiosità e la fantasia degli occidentali, visto che lo si ritrova in vari marchi, ma soprattutto nel celebre frattale di Sierpinski. La geometria frattale prevede che ogni minima parte di una forma frattale sia la perfetta riproduzione dell’insieme. Il triangolo di Sierpinski, formato da un numero indefinito di triangoli equilateri uniti ai vertici, è autosomigliante in quanto, presa una parte infinitesima dell’intera forma, essa è in perfetta proporzione rispetto al tutto. A fronte di questi dati, non si può trascurare che la forma della Triforza rappresenti benissimo un altro concetto, stavolta di matrice cristiana: l’unione dei tre triangoli è la perfetta metafora della Trinità. Ma di Zelda e cristianesimo si parlerà più avanti. Ad ogni modo, il simbolo della Triforza, in quanto origine di tutti i poteri in Hyrule, ricorre su oggetti fondamentali nella serie (primi su tutti, la Spada Suprema e lo scudo di Hylia, le armi più iconiche di Link) e fa parte anche del simbolo stesso della famiglia reale.

 

        

 

I simboli delle razze

Ad abbracciare la Triforza nell’emblema della famiglia reale è un simbolo che alle origini era autonomo: lo Stemma della dea Hylia. Come è rivelato in Skyward Sword (2011, Wii), questo simbolo rappresenta le due ali stilizzate dei Solcanubi, gli uccelli cavalcati dagli abitanti di Oltrenuvola, ovvero la cittadella volante antesignana di Hyrule. Sempre lo Stemma della dea Hylia è alla base dello Stemma degli Hylia (l’etnia “umana” di Hyrule, i discendenti degli abitanti di Oltrenuvola), che compare sullo scudo di Link: spesso in rosso cremisi, perché di questa tinta erano colorate le penne del Solcanubi che accompagnava il primo antenato di tutti i Link che compaiono nella storia della serie. Gli Hylia però non sono solitari abitanti di Hyrule: anzi, sono solo una delle tante popolazioni che vi risiedono. Chiunque abbia giocato Ocarina of Time (1998, Nintendo 64) si ricorderà dei Kokiri, dei Goron e degli Zora. Ma neppure queste sono le uniche razze che Link incontra in più di un episodio della sua epopea: non si possono infatti non menzionare Sheikah e Gerudo, e la storia degli emblemi dei loro popoli, in particolare, è sicuramente di un qualche interesse. Gli Sheikah sono una razza misteriosa, che fa la sua prima apparizione in Ocarina of Time e ha un ruolo significativo in Breath of the Wild (2017, Wii U e Nintendo Switch), ma ricorre in vari altri titoli della serie. L’emblema degli Sheikah è un occhio da cui sembra cadere una lacrima. Secondo la The Legend of Zelda Encyclopedia (2017), la lacrima sta a significare il fatto che gli Sheikah sono disposti a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo e ad onorare il proprio compito di guardie della dea Hylia e della famiglia reale. Probabilmente, l’iconografia dell’occhio è ispirata a quella dell’egizio Occhio di Horus (o occhio di Ra), che in forma di amuleto aveva funzione apotropaica ed effettivamente, secondo alcune interpretazioni, è un occhio con lacrima. L’emblema Gerudo ha una storia più travagliata. Infatti, l’icona che è adottata oggi e anche quella sicuramente più conosciuta è diventata definitiva solo da Majora’s Mask (2000, Nintendo 64): rappresenta il dorso di un cobra (sempre secondo l’Encyclopedia). Ma il disegno originale dell’emblema, come lo ritroviamo in una prima versione di Ocarina of Time, era molto simile alla Mezzaluna islamica (specchiata). Tanto che non sono mancate speculazioni su una voluta contrapposizione tra la “cristiana” razza Hylia, prole della dea, di cui la stessa principessa Zelda è discendente, e la “musulmana” razza Gerudo, della quale il perfido Ganondorf è illustre esponente. Non sfugge il fatto, in effetti, che fisionomia, vesti, abitudini, tipo e localizzazione delle abitazioni delle donne Gerudo sono, fino a prova contraria, tipicamente arabo-orientali. A questo punto, resterebbe da vedere perché gli Hylia sono invece stati considerati come un popolo “cristiano”, o perlomeno di ispirazione cristiana.

 

 

Croce e simboli cristiani

Va innanzitutto precisato che in The Legend of Zelda la religione è una sfera del tutto fittizia, com’è normale in un’opera di Medieval Fantasy, e funzionale all’intreccio (sarebbe da aggiungere: com’è normale in un’opera di Nintendo). Abbiamo anche visto, però, che il simbolo della Triforza può essere associato al concetto di Trinità: ma diciamo subito che questa è un’associazione che risponde di analoghi archetipi culturali (quello cristiano-occidentale da un lato e quello shintoista-giapponese dall’altro), potremmo dire, quasi, di “coincidenze”, certo non di rimandi diretti. Invece, nel corso della serie, e in particolare nei primi episodi, esistono e anzi sono inequivocabili numerosi riferimenti diretti al Cristianesimo. Nello specifico, il simbolo cristiano che appare più reiteratamente in Zelda è la croce, che dopotutto costituisce il simbolo fondamentale della religione in questione. In The Legend of Zelda (1986, Famicom Disk System) la croce si ritrova stampata sulla copertina di un item, il “Book of Magic”: “Libro della Magia” nelle traduzioni occidentali, ma “Bibbia” (バイブル, Baiburu) nell’originale giapponese. In The Adventure of Link (1987, Famicom Disk System) la Croce è un vero e proprio item, che serve per rendere visibili i Moa. I Moa sono dei fantasmi che assumono la forma di bulbi oculari fiammeggianti e, indicativamente, sono esseri basati sui cosiddetti Hitodama, cioè – nel folklore giapponese – le anime dei morti che si sono separate dai loro corpi. Il simbolo della croce compare in entrambi i titoli menzionati come inciso su lapidi; lo Scudo Magico di Link, del resto, presenta una croce rossa ben visibile, dipinta sul fronte. Il Santuario di A Link to the Past (1991, Super Famicom) è chiamato “Chiesa” in originale giapponese (教会, Kyōkai ) e il suo abitatore è il “Prete” (神父, Shinpu ); in effetti, in A Link between Worlds (2013, Nintendo 3DS), sequel/remake di A Link to the Past, in italiano il nome del personaggio è tradotto proprio come “Sacerdote” e in inglese come “Priest”. Dopotutto, nelle varie riproposizioni, da Ocarina of Time a Breath of the Wild, il classico Santuario non può non ricordare, sia negli esterni sia negli interni, una chiesa o una cattedrale cristiana. In conclusione, può sembrare eccessivo parlare di un “cristianesimo” di Hyrule: largamente preponderante in tutta la serie, del resto, è il culto “ufficiale”, quello della dea Hylia e delle tre Dee creatrici di Hyrule. Va tenuto presente, infine, che comunemente in Giappone la simbologia cristiana è usata spesso in contesti non strettamente religiosi ma a fini estetici, artistici: basti pensare alla serie di Fire Emblem, che gode di una più profonda e istituzionalizzata “lore religiosa” rispetto a Zelda, e nella quale, eppure, non è infrequente trovare forti rimandi all’immaginario cristiano.

 

 

 

 


 

 

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