Nazione: Stati Uniti
Anno: 2018
Episodi: 13
Piattaforma: Netflix
Genere: Supereroi, azione, thriller, noir, 
Creata da: Melissa Rosenberg
Attori: Krysten Ritter, Mike Colter, Rachael Taylor, Carrie-Anne Moss, David Tennant
Voto Filmantropo: 

 
 
 

 

 

Non c’è pace per Jessica Jones (Krysten Ritter). Ancora scossa per essere stata costretta a uccidere Killgrave (David Tennant), viene convinta a cercare di scoprire l’origine dei suoi poteri dalla sorellastra Trish (Rachael Taylor). Le indagini portano dritti alla misteriosa IGH, un istituto che sembra implicato nell’eliminazione di tutte le prove dimostranti il suo coinvolgimento in esperimenti illegali condotti su esseri umani inconsapevoli.

 

 

Ignorando del tutto la sua partecipazione alla serie corale The Defenders, dove, peraltro, Jessica Jones era sembrata una presenza anonima, la seconda stagione della super-eroina riluttante creata da Brian Michael Bendis si apre come se lo scontro con la Mano non fosse mai avvenuto (alla faccia della tanto sbandierata continuity del Marvel Cinematic Universe, di cui le serie Netflix dovrebbero essere parte integrante). Con questa decisione, la produzione ha forse cercato di replicare la formula vincente di The Punisher, dove il collegamento con il resto delle serie Marvel è stato volutamente mantenuto ai minimi termini. Ma se queste erano le intenzioni, allora non si comprende perché, dopo un inizio con la nostra investigatrice ancora intenta a leccarsi le ferite causate dalla morte di Killgrave, la serie prenda una direzione completamente diversa. Inoltre, anche se è condivisibile la scelta di Netflix di investire su serie con parecchi episodi, per cercare di fidelizzare gli spettatori, non guasterebbe invitare i vari showrunner a evitare di utilizzare un numero esagerato di sotto-trame, poco o per nulla funzionali alla storia principale. Ne gioverebbe la narrazione, più agile e più semplice da seguire. Le colpe maggiori sono sicuramente della creatrice Melissa Rosemberg, che, pur avendo avuto a che fare con personaggi fuori dal comune, sceneggiando i vari capitoli della Twilight Saga per il grande schermo, mostra chiaramente di preferire le inquietudini delle persone normali. Ecco, quindi, il passato da tossicodipendente di Trish Walker, la relazione complicata della stessa Trish con il suo nuovo partner (che, tra l’altro, sparisce improvvisamente di scena con un arteficio narrativo illogico), i gravi problemi di salute dell’avvocato Jeri Hogarth (una bravissima Carrie-Anne Moss, vero valore aggiunto della serie). Ma se i flashback o la vita sentimentale di un personaggio come Trish, parte integrante del cast di supporto, potrebbero anche avere un senso, che cosa c’entra, invece, la malattia della Hogarth con un serial che dovrebbe essere un mix tra un noir e un cinecomic? E che dire del ridicolo investigatore Pryce Cheng? Non è neppure possibile sorvolare sull’apparizione del fascinoso J.R. Ramirez, preludio a una telefonatissima svolta romantica nella vita di Jessica, di cui proprio non si sentiva la necessità. Il suo Oscar (un pittore dilettante dal passato torbido), purtroppo, sembra poco più di un personaggio da soap opera. Il vero scempio, però, la Rosemberg lo commette con la trama principale: dopo un intrigante inizio da detective story, con Jessica impegnata a ricostruire il suo passato, indagando sui misfatti della IGH, l’improvvisa apparizione di una donna misteriosa (non sveliamo di chi si tratta per non rovinare la sorpresa a chi ancora non ha visto la serie), dotata di poteri simili a quelli della nostra eroina, interrompe bruscamente e in maniera incoerente la premessa iniziale, per svoltare verso una direzione più action, che, nonostante il lodevole impegno della pur brava Janet Mc Teer, fa deragliare definitivamente la serie. A questo contribuisce anche la contemporanea introduzione dell’anonimo Karl Malus, una figura tratteggiata così male, da rendere veramente difficile capire se siamo di fronte a un genio incompreso o al classico “mad doctor”(più simile, comunque, alla sua controparte cartacea). Tra l’altro, il continuo sfoggio da parte di costui di t-shirt rockeggianti o di un look da figlio dei fiori, non aiutano certo lo spettatore a risolvere l’ambiguità del personaggio. Se, poi, aggiungiamo che persino la protagonista Krysten Ritter, nella seconda parte della stagione appare spesso svogliata e poco in parte, proprio non si riesce a capire l’alto gradimento ottenuto dalla serie presso il pubblico di oltreoceano, tanto da spingere Netflix ad annunciare la produzione di una terza stagione. Ma si sa, spesso quello che piace agli spettatori non è sempre sinonimo di qualità.

Chiudiamo con qualche citazione fumettistica: i quadri di Oscar sono opera di David Mack, bravissimo disegnatore statunitense, autore delle copertine delle diverse serie a fumetti dedicate a Jessica Jones, oltre che dei poster promozionali della show Netflix. Lo sfortunato Whizzer si ispira davvero a un (poco conosciuto) eroe Marvel, somigliante al Flash della concorrente DC. Patsy Walker, infine, la sorellastra di Jessica (ma solo in televisione, non nei fumetti), nasce negli anni Quaranta in una delle tante serie a fumetti con protagonisti gruppi di teenager, allora molto in voga in America. Per non abbandonare il personaggio, negli anni Settanta la Marvel la trasformò nell’alter-ego della supereroina Hellcat, che per un po’ di tempo fece anche parte dei Defenders: che il subdolo finale di questa seconda stagione sia solo il preludio a una nuova serie Netflix con protagonista la bella Rachael Taylor?

 

 

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