Nazione: Italia
Anno: 2019
Durata: 135 min
Genere: Drammatico, biografico
Attori: Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane
Regia: Marco Bellocchio
Voto Filmantropo:

Anni ottanta, Cosa Nostra è divisa tra le famiglie vecchie dei clan di Palermo e la nuova dei Corleonesi di Totò Riina. Nonostante una situazione di calma, i gruppi si contendono sanguinosamente il controllo del traffico di droga. Durante una festa di riunione tra clan, Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino) decide di trasferirsi Brasile per seguire i suoi traffici sotto falso nome e proteggersi dai Corleonesi.

Dopo Buongiorno notte, Vincere e Bella addormentata, Marco Bellocchio porta avanti il discorso cinematografico sul Novecento italiano. Il regista racconta di come un paese come l’Italia può essere fatto conoscere anche attraverso i suoi protagonisti. Il traditore brilla anche grazie al protagonista interpretato da un Pierfrancesco Favino, ormai all’apice della sua carriera. La storia è quella di Tommaso Buscetta, soprannominato il Boss dei due mondi di Cosa Nostra, che decide di collaboratore con la giustizia per smantellare la mafia siciliana. Buscetta trasferito in Brasile, dopo essere evaso dal carcere italiano, è l’addetto alla gestione del traffico di droga verso gli Stati Uniti. Quando nel 1983 la polizia brasiliana lo arresta e lo estrada in Italia, decide che è arrivato il momento di collaborare con la giustizia non riconoscendosi più parte di Cosa Nostra. Allontanandosi mai dalla sua visione, Bellocchio descrive uno dei momenti più delicati della storia italiana recente, collegando per certi versi la cronaca con la finzione. Al centro del racconto, c’è la famiglia come tipico della filmografia del regista di Fai bei sogni (2016), a cui si aggiunge la solitudine, elemento fondamentale nel comprendere sotto quale tetto è sistemato il protagonista. Con Il traditore, Bellocchio riesce a creare un prodotto di qualità, accompagnato da una sceneggiatura solida e ben curata. Una regia che non concede sbavature e che regala anche elementi di richiamo al genere narcotraffico. Fondamentale per la riuscita del film è l’interpretazione di Favino, in grado di costruire un personaggio che vaga tra la fragilità, la solitudine e la malinconia.

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