Nazione: Stati Uniti
Anno: 2019
Episodi: 6
Piattaforma: Hbo, Sky Atlantic
Genere: Drammatico, fantastico
Produttori: David Benioff, D.B. Weiss
Attori: Emilia Clarke, Sophie Tuner, Maise Williams, Lena Headey, Kit Harington, Peter Dinklage, Gwendoline Christie
Voto Filmantropo:
L’esercito dei non-morti guidati dal Re della Notte prosegue la sua marcia inesorabile verso sud, e i Sette Regni mostrano di non essere più un fronte unito. Cersei (Lena Headey), per poter sfruttare a proprio vantaggio la battaglia che si profila a Grande Inverno, nonostante le promesse, non invia alcun soldato in aiuto a Daenerys (Emilia Clarke) e ai suoi alleati, ormai consapevoli che lo scontro con gli Estranei potrebbe significare la fine.
Sgombriamo il campo da possibili equivoci, chiarendo subito che la nostra valutazione deve essere considerata un giudizio complessivo di tutto lo show e non riferito esclusivamente a questi ultimi sei episodi. Parlare della stagione finale del Trono di Spade (o Game of Thrones se preferite), infatti, significa, necessariamente, parlare della serie nel suo insieme. Le cose da dire sarebbero così tante, che esaurire il tutto in poche righe, rischierebbe di non rendere giustizia al grande lavoro fatto da produzione e autori, capaci di fiutare le potenzialità di uno dei tanti cicli letterari a sfondo fantasy apparsi negli trent’anni anni, e di trasformarlo in quello che per molti è la più grande serie televisiva mai realizzata. Inutile soffermarsi più di tanto sul cast straordinario, ancora una volta perfetto nel tratteggiare i propri personaggi, anche se una menzione d’onore a chi ha selezionato gli attori deve essere fatta: percepire il talento dei vari Peter Dinklage, Kit Harington, Emilia Clarke, Sophie Turner (solo per citarne alcuni, ma potremmo andare avanti con almeno un’altra decina di nomi) o valorizzare la grande professionalità di caratteristi come Iain Glen, Liam Cunningham, Charles Dance e Jonathan Pryce è il merito più grande di chi, dietro le quinte, ha attivamente contribuito alla realizzazione della serie. Tuttavia, di questo e di tanti altri pregi dello show si è già scritto molto, e da persone ben più autorevoli di noi.
In questa breve analisi ci interessa fare altre considerazioni. Innanzitutto, a costo di ripeterci o di sottolineare l’ovvio, occorre ricordare che mai uno show ha appassionato così tanto i telespettatori di tutto il mondo (tanto che la HBO è arrivata addirittura a vantarsi che la serie fosse la più “piratata” di sempre. Cosa peraltro vera), che mai una produzione fantasy ha trovato un pubblico così vasto ed eterogeneo (neppure le due trilogie di Peter Jackson dedicate al mondo di Tolkien), e che mai tante persone, da questa parte dell’oceano, hanno sfidato il sonno per seguire in contemporanea con gli Stati Uniti un evento (l’ultima puntata) senza nessun legame con una manifestazione sportiva.
Il Trono di Spade è diventato fin dalla prima stagione un fenomeno mediatico senza precedenti, capace di andare rapidamente ben oltre la ristretta cerchia degli appassionati dei romanzi che hanno ispirato lo show. Qualcosa che, per certi versi, ricorda molto da vicino quanto successo con i film dei Marvel Studios: parlando delle ultime uscite cinematografiche della Casa delle Idee, infatti, abbiamo lodato il lavoro di Kevin Feige e soci, abilissimi nel trasformare, in pochi anni, personaggi praticamente sconosciuti ai più, in autentiche icone dell’immaginario collettivo. Non crediamo di esagerare affermando che Jon Snow, Arya Stark e molti altri protagonisti potrebbero ben presto insidiare la popolarità di monumenti come Han Solo o Luke Skywalker (anche solo per ragioni anagrafiche: chi ha meno di trent’anni si sente sicuramente più legato al Trono di Spade che a Star Wars). E’ pur vero, però, che difficilmente i critici più intransigenti metteranno il Trono di Spade in cima alla classifica delle migliori serie di tutti i tempi. Neppure noi, in realtà. Ce ne sono alcune scritte meglio, altre che possono vantare virtuosismi registici qui quasi del tutto assenti (anche se non pochi passaggi del celebrato/detestato terzo episodio di questa stagione finale, non sfigurerebbero affatto accanto a scene famose di pellicole ben più rinomate). Ma lo show non ha mai ambito ai riconoscimenti della critica più snob, è sempre stato l’intrattenimento del pubblico l’obiettivo della HBO. E quando l’intrattenimento sposa la qualità (e di qualità, checché ne dicano i detrattori, in questa serie ce n’è davvero tanta), cosa si può rimproverare alla produzione? Forse solo il non avere continuato per qualche altra stagione (a molti, e a noi tra questi, sarebbe piaciuto vedere la guerra contro gli Estranei o la sfida per il trono protrarsi più a lungo), ma tenere intrappolati gli attori, che da perfetti sconosciuti sono diventati, nel frattempo, delle superstar, in ruoli a cui sapevano di non poter dare di più (nonostante, lo ripetiamo, non abbiano mai fatto mancare il loro impegno), non avrebbe portato alcun beneficio.
In tanti, poi, hanno rimproverato la HBO di non aver atteso la pubblicazione dei capitoli finali, e di aver deviato dalla trama iniziata sui libri. Ma su questo crediamo che il principale colpevole sia George R. R. Martin, l’autore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco letterarie, che aveva promesso di terminare tutti i romanzi mancanti in un tempo ragionevole. E’ davvero pensabile, infatti, che un network americano possa stoppare improvvisamente una produzione di successo, senza nessuna garanzia sulla ripresa dei lavori, con attori, registi e sceneggiatori ormai desiderosi di dedicarsi ad altro, e il rischio che l’enorme seguito guadagnato dallo show (con i paesi anglosassoni in prima fila) possa lentamente scemare, con la conseguenza di ricavarne minori introiti (volenti o nolenti, è di questo che stiamo parlando)? Lo stesso finale, che ha scatenato i fan duri e puri, intenzionati a raccogliere firme per chiedere alla produzione di girare ex-novo l’ultima stagione, è davvero così orribile? Siamo sicuri che ognuno di noi avesse in mente un destino ben diverso per i vari protagonisti, frutto anche (o soprattutto) di mere simpatie personali, se non di vero e proprio tifo.
Ma il Trono di Spade ha mostrato fin dall’inizio (anche quando il controllo di Martin era maggiormente presente e, di fatto, determinante sulle scelte degli autori) che non valesse la pena affezionarsi a un determinato personaggio. Costui poteva morire già nell’episodio successivo, senza la minima preoccupazione di eventuali reazioni negative da parte degli spettatori. Qualcuno davvero ritiene che l’esecuzione di Ned Stark e il massacro delle Nozze Rosse avessero un significato diverso dai risvolti inaspettati degli ultimi episodi, se non quello di voler sorprendere il pubblico fino alla fine? In poche parole: qualche riserva ci è rimasta, qualche personaggio è stato eccessivamente snaturato, alcune trame sono state risolte troppo velocemente, ma il risultato finale ci ha sostanzialmente convinto. I sei episodi di questa ultima stagione non sono perfetti (come non lo sono state le stagioni precedenti), ma crediamo che difficilmente sarebbe stato possibile fare di meglio. Parecchi fan continueranno a sentirsi traditi, ma è assurdo pensare di poter accontentare fino in fondo una platea tanto ampia e così varia per gusti ed età. D’altra parte, è lo stesso destino riservato qualche settimana fa ad Avengers: Endgame: per alcuni è il finale perfetto di una saga cinematografica senza eguali, per altri un fallimento totale. Rientra anche nella normalità la tendenza a ingigantire i difetti, quando le aspettative sono così alte, ma così facendo rischieremmo di mettere in ombra quanto di buono è stato fatto. E tra tanto su cui scegliere, ci piace ricordare proprio una scena dell’episodio finale, quella che vede protagonista Drogon, il drago di Daenerys, uno dei passaggi più potenti di tutta la serie.
In conclusione, con ancora ben scolpite nella mente le ultime malinconiche immagini prima dei titoli di coda, non ci resta che salutare con tristezza chi ci ha regalato così tante emozioni negli ultimi otto anni. Il Trono di Spade è finito, ma ne siamo certi: la sua leggenda è appena iniziata.