Nazione: Stati Uniti
Anno: 2018
Episodi: 11
Genere: Drammatico, fantascienza, supereroi
Creatore: Noah Hawley
Attori: Dan Stevens, Rachel Keller, Aubrey Plaza, Bill Irwin
Voto Filmantropo:


 

 

 

Unite le forze con i vecchi avversari della Divisione 3, i mutanti di Summerland vanno alla caccia di Amahl Farouk/Shadow King (Navid Negahban), per impedirgli di ritrovare il suo corpo originale, cosa che gli garantirebbe di recuperare per intero i suoi enormi poteri. David (Dan Stevens), intanto, riappare misteriosamente in un night club, dopo essere stato rapito dalla versione futura di Syd (Rachel Keller), intenzionata a convincerlo ad aiutare Farouk a ritrovare il suo corpo.

 

 

Ecco una di quelle serie che non ci sentiremmo mai di consigliare a un amico: Legion è un vero e proprio tour de force visivo, che non sfigurerebbe affatto accanto a opere altrettanto cervellotiche, reperibili soltanto in santuari dell’arte contemporanea come il Guggenheim o il MoMA. D’altra parte, anche nei fumetti, David Haller è sempre stato un personaggio un po’ atipico, raramente utilizzato in saghe di grande respiro (escludendo, naturalmente, la celebre Age of Apocalypse), ma quasi sempre relegato ai margini del Marvel Universe, e protagonista di collane anomali, sperimentali, quasi una sorta di gavetta per autori alle prime armi o in cerca di riscatto (tuttavia il successo della serie televisiva comincia a dare i primi frutti, dato che è di questi giorni l’annuncio di una nuova serie a fumetti dedicata al nostro David scritta dall’inglese Peter Milligan, autentico specialista di stranezze e personaggi fuori dal comune). Anche gli spettatori sempre alla ricerca di novità, di opere insolite, o, semplicemente, curiosi di vedere una serie Marvel molto diversa dalle altre, troveranno l’ultima fatica di Noah Hawley particolarmente difficile da seguire. Persino i fan più incalliti si perderanno negli arditi percorsi mentali orchestrati dall’autore del Fargo televisivo. Tanti sono gli aggettivi che possono essere attribuiti allo show: folle, ipnotico, onirico, psichedelico, surreale. Ma c’è n’è uno che li riassume tutti: “lynchiano”. Non è un segreto che Hawley, fan dichiarato dei super-eroi, ma anche grande ammiratore di David Lynch, abbia trovato in Legion il personaggio ideale, che potesse permettergli non solo di omaggiare il regista di Twin Peaks e Velluto Blu, ma anche di mostrare la sua personale visione del mondo Marvel. E “personale” è proprio l’aggettivo più azzeccato per descrivere il lavoro di Hawley, che più ancora che nella prima stagione (già molto fuori dagli schemi, ma non in maniera così estrema) è sembrato godere di una libertà creativa pressoché infinita, potendo, così, dare libero sfogo a un furore visionario dirompente (e, soprattutto, inaspettato, a vedere le sue opere precedenti). Ogni scena (persino i titoli di testa, sempre diversi in ogni episodio) diventa un’opportunità per portare sullo schermo qualsiasi suggestione o desiderio del suo autore. Non è mai veramente chiaro cosa sia reale e cosa, invece, sia solo una creazione partorita dalle potenti menti di David o di Shadow King. E’ ovvio che, con un’impostazione di questo tipo, la trama appaia spesso superflua, necessaria solo a fare da collante alle ardite creazioni visuali di Hawley (che riesce, persino, a inserire la sua personale opinione sulla progressiva alienazione della società contemporanea in una delle varie introduzioni finto-documentaristiche, poste all’inizio di alcuni episodi), ma, comunque, sufficiente a mostrarci un Farouk in una versione molto più affascinante, rispetto al viscido parassita mentale visto nella prima stagione (l’interpretazione dell’iraniano Navid Negahban è, sicuramente, la sorpresa più bella di questa seconda stagione, l’unico a non rimanere sopraffatto dalla sfrenata immaginazione di Hawley, che ha condizionato un po’ tutti gli altri personaggi, compreso il protagonista, interpretato dal comunque diligente Dan Stevens). La storia, però, è innegabilmente senza mordente e trova il suo unico, notevole, guizzo nel colpo di scena finale, preludio a una terza stagione che, a questo punto, appare meno scontata che mai. A ogni modo, resta molto difficile trovare una reale similitudine tra Legion e gli altri show televisivi ispirati ai personaggi Marvel, che, nonostante le inevitabili differenze dovute alla trasposizione sul piccolo schermo, sono sempre apparsi decisamente più ancorati ai loro corrispettivi cartacei. Certo, David Haller  è un mutante a pieno titolo e Shadow King è uno dei più potenti avversari degli X-Men, ma per il resto? Se non comparisse il logo della Marvel all’inizio di ogni episodio, quanti si renderebbero conto di avere a che fare con un “parente stretto” di Wolverine e soci? Un autentico mistero, poi, è come abbia fatto una serie così elitaria a raccogliere un’audience sufficiente a spingere la produzione a programmare una nuova stagione. Lo ripetiamo, pur riconoscendo un innegabile fascino allo show, la narrazione è così tortuosa e le sollecitazioni per occhi e cervello così tante, da arrivare quasi sempre esausti alla fine di ogni episodio, tanto da scoraggiare ogni possibile tentazione di binge watching negli spettatori più avvezzi a serie dall’impostazione meno innovativa. Per gli stessi motivi, come prevedibile, la serie è diventata il nuovo modello di riferimento per critici ultra-snob, orfani inconsolabili di “maestri” della settima arte come Ken Russell o Peter Greenaway, autori di soporiferi “capolavori”, quasi sempre girati più per compiacere se stessi e il loro ristrettissimo circolo di ammiratori, che per appagare realmente gli spettatori (errore in cui è caduto, più volte, lo stesso Lynch). Una sensazione che spesso ha accompagnato anche la visione di questa seconda stagione. Speriamo di sbagliarci e che il seguito della serie ci smentisca, Noah Hawley è un grande autore e ci piacerebbe parlare di contenuti reali, non di un puro esercizio di stile.

Una curiosità prima di chiudere: nei fumetti David Haller è il figlio illegittimo di Charles Xavier. Nella serie televisiva il nome del fondatore degli X-Men non viene mai fatto, ma alcuni piccoli indizi disseminati nei vari episodi (soprattutto nella prima stagione) lasciano chiaramente intendere che il Professor X sia il padre di David anche nella trasposizione per il piccolo schermo.

 

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