Nazione: Stati Uniti
Anno: 2010
Durata: 124 min
Genere: Azione, fantascienza, supereroi
Regia: Jon Favreau
Attori: Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Scarlett Johansson, Mickey Rourke, Sam Rockwell
Voto Filmantropo:


 

 

Mosca, l’anziano, Anton Vanko consegna i progetti del reattore Arc, che aveva realizzato insieme a Howard Stark, a suo figlio Ivan Vanko (Mickey Rourke) che ne costruisce uno e pianifica la sua vendetta nei confronti di Tony Stark (Robert Downey Jr). Il ricco industriale Tony Stark ha appena rivelato di essere Iron Man, e si impegna per mantenere nel mondo la pace. Organizza la Stark Expo, esposizione globale di innovazioni tecnologiche volte a migliorare il futuro, già curata negli anni precedenti dal padre, Howard Stark, nel 1974. Nonostante l’evento sia un successo, Stark scopre di essere alle prese anche con molti problemi di salute.

 

 

Secondo capitolo e seguito di Iron Man diretto sempre da Jon Favreau, che in questo sequel adotta la scelta di incentrare la pellicola principalmente su esplosioni, effetti speciali e troppa azione che a volte va a scapito della narrazione. Non è sufficiente l’inserimento di due nuovi innesti come Whiplash (Mickey Rourke) e War Machine (Don Cheadle) a migliorare la qualità di film che a volte cerca battute troppo forzate. Peccato perché il cattivo interpretato da Mickey Rourke, potenzialmente interessante, finisce per risultare troppo sfarzoso e Scarlett Johansson, come nuova recluta nelle vesti di Natasha Romanoff, avrebbe dovuto portare ad alzare l’asticella, di un realizzazione che a fin dei conti risulta insufficiente, nel tentativo di cercare di rendere più affascinante lo scorrimento di un lungometraggio che alla fine risulta lineare. A salvare la faccia ci prova Justin Hummer interpretato da un egregio Sam Rockwell capace di coniugare comicità alla concretezza di un personaggio troppo emarginato nel contesto, che avrebbe meritato più caratura e spessore a livello di storia. Ne esce un film che porta ad aumentare l’ego di un personaggio, che però sbatte totalmente su un racconto incentro principalmente sullo spettacolo visivo che narrativo.

 

 

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