Nazione: Stati Uniti
Anno: 2018
Durata: 116 min
Genere: Drammatico, biografico, fantastico
Regia: Robert Zemeckis
Attori: Steve Carell, Leslie Mann, Diane Kruger, Merritt Wever
Voto Filmantropo: 

Mark Hogancamp (Steve Carrell) è vittima di un pestaggio da parte di cinque uomini. Sopravvissuto all’attacco, Mark non ricorda più parte della sua vita precedente all’accaduto. Per superare il trauma, costruisce un villaggio per bambole chiamato “Marwen”, dove ricrea storie basate su fatti da lui vissuti.

Trascorsi tre lunghi anni dalla sua ultima fatica (Allied, anno 2016) che intrecciava lati thriller al sentimentalismo, Robert Zemeckis torna sul grande schermo per raccontare il documentario girato nel 2010 Marwencol dell’artista Mark Hogancamp, che perse la memoria, in seguito ad un pestaggio che lo ridusse in coma. Come nello stile del regista americano, Benvenuti a Marwen contiene al suo interno tutte le principali caratteristiche e elementi che da sempre hanno contraddistinto il cinema del regista di Cast Away. I fantasmi del passato tornano ad affliggere le tormentate vite dei protagonisti e il Mark Hogancamp interpretato da Steve Carrell non è da meno. Le paure di un pestaggio subito, lasciano ferite difficili da riemarginare e scheletri che accompagnano repentinamente la storia del protagonista, in cerca di fermare il tempo per evitare di subire ripercussioni e per sperare che mai possa accadere un fatto assai grave in grado di far perdere non solo la memoria, ma anche l’uso e la capacità di disegnare (Mark prima del pestaggio era un fumettista riconosciuto). Ossessioni che ripercorrono inesorabilmente nella mente del protagonista, tanto da associare ogni aspetto e atto accaduto, alla disfatta. Non mancano gli amori nelle pellicole di Zemeckis, che ci ha abituato sia alla donna versione femme fatale (ottima la Marion Cotillart di Allied) e a figure con che fanno della sensualità, il loro cavallo di battaglia. La Nicol di Benvenuti a Marwen, ben interpretazione da Leslie Mann, sovrasta questi aspetti, andandosi a collocare come una figura famigliare, lasciandosi alle spalle l’etichetta di un “uso solo famigliare”. Una fotografia ben coordinata e ottimi gli stop motion utilizzati in molte parti del film. Come nello stile del suo cinema, il regista è sempre alla ricerca di intrecciare la realtà con l’immaginazione. Dedicato a chi da piccolino costruiva storie con i giocattoli.

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