Dopo essere stati risucchiati nel Regno Quantico da una forza misteriosa, Scott Lang (Paul Rudd) e tutti gli altri componenti della sua famiglia allargata sono costretti ad affrontare gli strani abitanti del luogo, compreso il loro sovrano, il dispotico Kang il Conquistatore (Jonathan Majors), il quale ha bisogno delle particelle Pym per recuperare il nucleo energetico della sua nave spazio-temporale e tornare a imperversare nel multiverso.

Nazione: Stati Uniti
Anno: 2023
Genere: Azione, avventura, fantascienza
Regista: Peyton Reed
Durata: 125 min
Attori: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Jonathan Majors, Michelle Pfeiffer, Michael Douglas, Bill Murray

Difficile comprendere le ragioni che hanno spinto Kevin Feige a promuovere Ant-Man a personaggio apripista della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe. Certo, dopo il piccolo assaggio nella prima stagione di Loki, nel film compare il temibile Kang il Conquistatore, il viaggiatore temporale destinato a essere il nemico numero uno della Multiverse Saga. In più, fin da Avengers Endgame sappiamo che nel Regno Quantico il tempo segue regole diverse da quelle del nostro mondo. Quindi, quale migliore occasione di usare proprio il tempo come elemento unificatore per una nuova trama?  È pur vero, però, che i primi due lungometraggi dedicati all’alter-ego di Scott Lang erano stati strategicamente impiegati dai Marvel Studios per far tirare il fiato a tutti quegli spettatori un po’ a disagio con i toni cupi che preannunciavano l’arrivo di Thanos o disorientati dalla complessa continuity che legava le varie pellicole del MCU. Invece, tolte le sequenze iniziali e finali e alcune scaramucce verbali tra i diversi personaggi, è appunto la scarsità di “leggerezza” di Quantumania a segnare la differenza più evidente con i precedenti capitoli. Senza dimenticare, inoltre, che molti dei comprimari dei primi due film vengono completamente sacrificati, allo scopo di garantire un minimo di spessore a quelle che, a conti fatti, sono da considerare delle vere e proprie new entry: Kang, naturalmente, ma anche Cassie, la figlia di Scott (la quale, vista la frequenza con cui toglie la scena agli altri protagonisti – e pensando al recente ingresso nel MCU di Ms. Marvel, Ironheart e America Chavez –  fa presagire un non troppo lontano progetto dedicato agli Young Avengers o ai Champions) oppure lo stesso Regno Quantico, i cui “esotici” paesaggi, popolati da abitanti a dir poco bizzarri, hanno permesso a regista e scenografi di “omaggiare” sfacciatamente (per usare un eufemismo!) vari capisaldi del fantasy e della fantascienza, arrivando quasi a sfiorare il plagio con l’iconico bar di Mos Eisley di Star Wars. Detto questo, se il film non brilla di originalità – e al netto di qualche scelta francamente discutibile (una su tutte, la ridicola caratterizzazione di MODOK, che, benché faccia il verso ad alcune recenti apparizioni del personaggio nei fumetti, poteva essere gestita senza scivolare nella consueta retorica disneyana) – per contro assolve pienamente al compito per il quale è stato concepito: interrompere gli sperimentalismi della Fase 4, che tanto hanno fatto storcere il naso a pubblico e critica, ed entrare finalmente nel vivo della già citata Multiverse Saga, sperando di ripetere l’exploit dell’Infinity Saga, che ha trasformato il franchise Marvel in uno dei più redditizi della storia del cinema (da qui la decisione di continuare a portare in sala solo altri sequel, almeno fino a metà 2024, lasciando a Disney+ l’onere di introdurre nuovi personaggi). Ergo, la pellicola non deluderà i fan del MCU. Anzi, le due scene extra presenti nei titoli di coda (entrambe insolitamente accattivanti e foriere di ciò che ci aspetterà nel prossimo futuro) appaiono pensate apposta per rinfocolare quell’hype che soltanto i film di Spider-Man sembrano aver mantenuto. 

Un back to the basics che ha coinvolto pure Peyton Reed e il nuovo sceneggiatore Jeff Loveness (il quale vanta una lunga esperienza televisiva con il late-show di Jimmy Kimmel e con la serie di Rick e Morty) e che si palesa nel chiaro smorzamento della naturale tendenza dei due autori a imprimere un tono brillante alla vicenda, finalizzato a non soffocare gli aspetti più avventurosi e fantascientifici della pellicola.

Lo stesso dicasi per gli attori, che, complice la presenza di numerosi comprimari (tra cui anche un gustoso cameo del misconosciuto Lord Krylar, impersonato da un divertito Bill Murray) e uno spazio inevitabilmente maggiore per il personaggio di Janet van Dyne (una tostissima Michelle Pfeiffer), rende la performance degli altri semplicemente funzionale allo svolgersi degli eventi. Persino Paul Rudd a volte sembra cedere il passo a Jonathan Majors, il cui Kang, però, non ci ha ancora convinti del tutto. Non tanto per l’istrionismo un po’ eccessivo messo in mostra dall’attore afroamericano, ma piuttosto per la distorta “morale” Thanos-style che contraddistingue le azioni del villain.

Alla fine, ne viene fuori un film dove cast, regia e produzione lavorano all’unisono per offrire agli spettatori un perfetto prodotto da nuova serialità hollywoodiana, con le stesse tecniche di fidelizzazione, che stanno facendo la fortuna delle varie piattaforme streaming. 

Un percorso incontrovertibile che sarà causa di sconcerto per i pochi cinefili rimasti, ma, all’opposto, una sicura fonte di soddisfazione per il resto del pubblico.

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