Nel 1961, Pamela Travers (Emma Thompson), autrice di Mary Poppins, si reca a Los Angeles per incontrare Walt Disney (Tom Hanks). È da più di vent’anni, infatti, che il papà di Topolino cerca di ottenere i diritti di sfruttamento dei suoi libri, ma la scrittrice, temendo di vedere i suoi personaggi troppo snaturati, si è sempre mostrata restia a un loro adattamento per il grande schermo. Ora, però, assediata dai debiti, sembra non avere altra scelta.

Nazione: Stati Uniti
Anno: 2013
Durata: 125 min
Genere: Biografico, commedia
Regia: John Lee Hancock

Attori: Emma Thompson, Tom Hanks, Colin Farrell, Ruth Wilson, Paul Giamatti

Saving Mr. Banks, ovvero come realizzare un film in puro stile Disney, utilizzando un fatto reale della vita di Disney stesso. Magie di Hollywood, verrebbe da dire, ma, di questi tempi, certe operazioni sembrano riuscire solo agli studi cinematografici che dello zio Walt portano il nome. Possibile che sia andata esattamente come ci viene raccontato nella pellicola? La domanda è retorica, così come scontata è la risposta: assolutamente no. Dopotutto, pensare che chi ha costruito un impero sui sogni del pubblico e sulla sua voglia di vivere, pur se per breve tempo, in un mondo di fantasia, potesse resistere alla tentazione di trasformare anche le vicende reali del fondatore di quell’impero, in un’opera dai contorni quasi fiabeschi, sarebbe da ingenui. In realtà, quest’ultima affermazione, che suona quasi come una critica, non deve essere male interpretata. Disney, pur con qualche contraddizione, è sempre stato un genuino sostenitore dell’entertainment per famiglie, che, sebbene gli abbia procurato fama e ricchezza, non è mai stato un mezzo da sfruttare solo per meri fini commerciali. Ripercorrendo tutte le sue opere (e anche le molte che sono seguite alla sua scomparsa, includendo persino quelle degli ultimi anni) la sua voglia di rappresentare eroi candidi e positivi, fiumi di buoni sentimenti e il bene che trionfa sul male, non viene mai messa in discussione. Quale modo migliore, quindi, di parlare di Disney, se non ricorrendo a tutto ciò che ha reso la sua immagine immortale? John Lee Hancock, un regista che già nelle sue poche opere precedenti aveva mostrato di avere un’idea di cinema vicina a quella degli studi di Burbank, trasforma forse la miglior sceneggiatura scritta da Kelly Marcel (autrice dell’ignobile adattamento cinematografico di Cinquanta sfumature di grigio), con la collaborazione di Sue Smith, in un film dove la magia dell’universo disneyano si manifesta in tutto il suo splendore. Gli autori, però, sapendo bene che al giorno d’oggi non è possibile far finta che le brutture del mondo non esistano, con abili flashback, ci mostrano anche l’infanzia della Travers, che di fiabesco non aveva nulla, e che permette loro di aggiungere quella dose di drammaticità necessaria a bilanciare gli eccessivi toni da commedia verso cui virano molto presto gli eventi principali raccontati nella pellicola. A supportare il tutto, un ottimo cast, a cominciare dai due protagonisti (ma non c’era certo bisogno di questo film per scoprire le doti di Emma Thompson e Tom Hanks), senza dimenticare i mai troppo celebrati Paul Giamatti e Colin Farrell.

Missione compiuta, quindi? Beh, gli stereotipi non si contano, così come le semplificazioni e il desiderio di creare un forzato effetto nostalgia. Tutto sommato, però, crediamo che il risultato finale non sarebbe dispiaciuto a Disney stesso, pronto a commuoversi come noi sulle note di Let’s Go Fly a Kite, la canzone che chiudeva il film con Julie Andrews, e che era stata aggiunta per venire incontro alle richieste della Travers, insoddisfatta del trattamento riservato al personaggio di George Banks (da cui il titolo della pellicola), che la scrittrice aveva idea mito prendendo a modello il suo amato padre. Forse i puristi non saranno del tutto soddisfatti, ma come tutti gli amanti di Mary Poppins sanno bene…Basta un poco di zucchero e la pillola va giù!

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