Nazione: Regno Unito
Anno: 2017
Episodi: 6
Piattaforma: Netflix
Genere: Drammatico, gangster
Creata da: Steven Knight
Attori: Cillian Murphy, Sam Neill, Helen McCrory, Paul Anderson, Iddo Goldberg, Tom Hardy
Voto Filmantropo: 

 

 

 

 

 

Birmingham, anni Venti del secolo scorso. La famiglia Shelby è divisa: dopo essere miracolosamente scampati all’impiccagione, Polly (Helen McCrory) e gli altri componenti della banda, non riescono a perdonare a Tommy (Cillian Murphy) di averli denunciati alla polizia. Ma l’arrivo da New York di Luca Changretta (Adrien Brody), in cerca di vendetta dopo l’uccisione del padre, costringerà la famiglia a riunirsi di nuovo. Nel frattempo, nelle fabbriche, l’eco del successo dei bolscevichi in Russia porterà a rivolte sindacali sempre più difficili da gestire.

 

 

Appena diffusasi la notizia della messa in onda sulla BBC della quarta stagione di Peaky Blinders, i fan della serie fuori dal Regno Unito hanno atteso con ansia che Netflix (che la distribuisce nel resto del mondo) ne annunciasse l’arrivo sulla sua piattaforma. Adesso che questa nuova stagione, costituita da sei episodi come le precedenti, è giunta anche sui nostri schermi, solo chi è dotato di una forza di volontà fuori dal comune potrebbe cercare di resistere alla tentazione del binge watching. Sì perché la creatura di Steven Knight (noto per aver scritto e diretto un piccolo gioiello come Locke) è ormai diventata un appuntamento imprescindibile, una di quelle serie di cui proprio non si vede l’ora di vedere il seguito. Certo non è facile spiegare in poche righe, a tutti coloro che non hanno visto le tre stagioni precedenti, cosa rende Peaky Blinders così speciale, soprattutto cercando di riassumere per sommi capi una trama che racconta di una famiglia di Birmingham dedita alla criminalità, gli Shelby (ma il fatto di seguire le vicende di un gruppo di gangster senza alcuna ascendenza italica, per noi spettatori del Bel Paese, ormai assuefatti a storie di mafia e camorra, dovrebbe già risultare intrigante di per sé) che, a capo dei Peaky Blinders del titolo (una banda di fuorilegge realmente esistita che, pare, si chiamasse così per la lametta nascosta nella visiera dei caratteristici cappelli indossati dai membri della gang), negli anni immediatamente successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale, grazie a tutta una serie di attività illecite, arriveranno a essere i veri padroni della città. Per chi, invece, ha già avuto modo di apprezzare la qualità della serie, basti dire che anche in questi nuovi episodi ritroverà la Birmingham del primo dopoguerra meticolosamente ricostruita, con una cura per i dettagli evidente non solo nella scelta degli abiti, delle acconciature, degli arredi delle case, ma sempre di più nel modo in cui viene rappresentata la realtà operaia del quartiere di Small Heath, sede della banda: per rendere lo spettatore parte di un ambiente tutt’altro che accogliente, dove il lavoro nelle fucine sembra non fermarsi mai,  l’incedere quasi regale dei Peaky Blinders nei loro abiti elegantissimi (esaltato da uno slow motion degno dei migliori film di John Woo) avviene spesso proprio con queste fabbriche sullo sfondo, in un tripudio di fumi e scintille, potenziato dalle note rockeggianti di Nick Cave. Inoltre, la scrittura di Steven Knight, vero deus ex machina della serie (pur non potendo contare mai sullo stesso regista per ogni stagione, qui l’irlandese David Caffrey), non sembra mostrare il minimo segno di stanchezza, riuscendo, se possibile, ad alzare ancora di più il tiro, intrecciando le vicende della famiglia Shelby con la realtà storica del periodo, caratterizzata dal diffondersi del forte sentimento rivoluzionario  della classe operaia, sulla scia della presa di potere dei bolscevichi in Russia. Un cambio di prospettiva che ha permesso allo sceneggiatore britannico non solo di dare nuova linfa narrativa alla serie, ma anche di mostrare tutta la sua disillusione verso una classe politica maestra di cinismo e di doppiezza (Thomas Shelby è un criminale, ma per un governo spaventato dalla forza delle masse, meglio chiudere un occhio sulle sue attività illecite e cercare di sfruttare la presa dei Peaky Blinders sulla città, per spegnere sul nascere pericolosi focolai rivoluzionari). Un capitolo a parte meriterebbe la squadra di attori, dove troneggia un superbo Cillian Murphy. Il suo Thomas Shelby è ormai un personaggio entrato nell’immaginario popolare, al pari dello Sherlock Holmes di Benedict Cumberbatch o del Walter White di Bryan Cranston. L’interpretazione dell’attore irlandese riempie così tanto lo schermo (grazie anche all’intensità dei suoi occhi azzurrissimi), da far apparire quasi secondarie le ottime prove recitative del resto del cast. Non è da meno Tom Hardy, vero e proprio attore feticcio di Knight (era lui il protagonista di Locke, così come è sempre lui il protagonista di Taboo, nuova serie dello sceneggiatore britannico, di cui lo scorso anno è stata trasmessa la prima stagione su Sky Atlantic). Il suo Alfie Solomons è un machiavellico ebreo londinese, che, parlando come un personaggio di Tarantino, riesce a togliere la scena al resto del cast, pur avendo a disposizione, anche in questa quarta stagione, un ruolo che non è sbagliato definire poco più che un cameo. Da non dimenticare, poi, l’arrivo come guest star di Adrien Brody, incredibilmente a suo agio nei panni di un mafioso italo-americano desideroso di vendicarsi degli assassini di suo padre. E’ un piacere notare come l’attore del Queens (premio Oscar per Il pianista), poco presente sulle scene negli ultimi anni, non abbia per nulla smarrito il suo talento.

Peaky Blinders è già stata rinnovata per una quinta stagione, che andrà in onda nel 2019, ma Knight, in alcune interviste ha, purtroppo, fatto capire che, nonostante il successo di critica e di pubblico, potrebbe trattarsi anche della stagione conclusiva della serie.

 


 

 

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