Nazione:  Stati Uniti
Anno:  2008
Durata: 126 min
Genere: Azione, fantascienza, supereroi
Regia: Jon Favreau
Attori: Robert Downey Jr, Gwyneth Paltrow, Jeff Bridges, Terrence Howard
Voto Filmantropo:


 

 

Tony Stark (Robert Downey Jr.), capo delle Stark Industries, nota azienda americana produttrice di armi, viene gravemente ferito al petto, durante il rapimento ordito nei suoi confronti da parte di un gruppo terroristico mediorientale, interessato al suo nuovo missile Jericho. Tenuto in vita da un elettromagnete, impiantatogli nel petto dal suo compagno di prigionia Ho Yinsen (Shaun Toub), in pochi mesi Stark, aiutato da Yinsen, riesce ad assemblare una potente armatura, che gli permette di fuggire dai suoi carcerieri. Tornato in America, Stark comincia a lavorare a una nuova armatura, intenzionato a utilizzarla nelle varie parti del mondo dove le sue armi hanno portato caos e distruzione.

Quest’anno il Marvel Cinematic Universe festeggia dieci anni, un anniversario coronato dal successo stratosferico di Avengers-Infinity War, un film capace di raggranellare oltre due miliardi di dollari nel mondo e di diventare il quarto incasso di tutti i tempi. Difficile credere che qualcuno ai piani alti dei Marvel Studios nel 2008, quando Iron Man arrivò nelle sale, potesse immaginare un simile risultato. Eppure è storia nota che, Kevin Feige all’epoca appena trentacinquenne, ma già ai vertici del ramo cinematografico della Casa delle Idee, avesse davvero in mente di ricreare su pellicola un universo simile a quello dei fumetti. Feige fu uno dei pochi a rendersi conto che, nonostante i diritti di sfruttamento dei personaggi più famosi fossero in mano ad altri studi cinematografici, alla Marvel restavano ancora praticamente tutti i membri degli Avengers. Perché allora, non cominciare a lavorare su pellicole dedicate ai singoli personaggi, per poi farli confluire tutti in un film corale? Un progetto ambizioso e con non pochi rischi, ma confermato proprio dal film di Iron Man, dove, nei titoli di coda, compare una scena extra (l’inizio di un trend che sarebbe diventato un appuntamento fisso per tutte le pellicole successive, richiestissimo dai fan e, per questo, imitato anche dagli altri studios) in cui Nick Fury menziona per la prima volta il progetto Avengers. Ma, se è vero che adesso tutti sanno chi è Iron Man, appena dieci anni fa il vendicatore di ferro era noto solo all’esiguo numero di lettori delle sue storie a fumetti. La Marvel, d’altra parte, aveva ben poca scelta, come i film di Spiderman, degli X-Men e di tutti gli altri personaggi dati in gestione a Sony, Fox e compagnia avevano portato parecchi dollari nelle casse di questi ultimi, ma ben pochi nelle proprie. Non potendo contare sulla forza dei suoi brand più famosi, quindi, non restava che scommettere su un personaggio comunque conosciuto dagli appassionati, e di ritorno a casa, dopo vari progetti abortiti presso altri studi cinematografici. Che dire, poi, della scelta del protagonista? Robert Downey Jr., dopo un inizio di carriera folgorante, era quasi sparito dalle scene: nonostante le sue indiscutibili doti recitative, l’attore era caduto più volte nella spirale della tossicodipendenza e costretto a recitare in film poco importanti, dove raramente era riuscito a far emergere tutto il suo talento. Anche il regista chiamato a dirigere la pellicola non poteva certo dirsi un autore noto al grande pubblico. Anzi, Jon Favreau, all’epoca, veniva forse ricordato più per le sue sporadiche apparizioni in serial di successo come Friends e Seinfeld, che per i suoi pochi film dietro la macchina da presa (Made, Elf, Zathura). Eppure quella strana amalgama, apparentemente un po’ raffazzonata, incredibilmente funzionò: Downey Jr. si dimostrò un Tony Stark perfetto, riuscendo a rendere simpatico un personaggio che nei fumetti era stato, fino a quel momento, un ingegnere tanto geniale quanto vanitoso. Un playboy impenitente, arricchitosi a dismisura grazie alle forniture di armi per l’esercito americano. L’attore newyorkese ha più volte dichiarato di aver trovato molto di sé in Tony Stark (un personaggio che, tra l’altro, nelle sue storie su carta è stato a lungo vittima dell’alcolismo), tanto da non aver trovato alcuna difficoltà a interpretarlo per il grande schermo. Inoltre, la sua recitazione scoppiettante, può essere considerata una delle chiavi del successo della pellicola, sicuramente aiutata da una delle intuizioni migliori di Favreau, il quale, ben consapevole delle capacità istrioniche di Downey Jr., durante le riprese gli concesse spesso di improvvisare e di modificare le sue battute, permettendo così al suo personaggio, di risultare ancora più incisivo. L’evidente umorismo di parecchie sequenze, poi, fu sfruttato a dovere dal regista newyorkese, per bilanciare al meglio le scene action con quelle più leggere, e rendere la pellicola una divertente commedia avventurosa. Un modus operandi che, in seguito, è stato alla base di quasi tutti i film più riusciti del MCU. Da non sottovalutare neppure la scelta degli attori chiamati a interpretare gli altri protagonisti. Se, infatti, Jeff Bridges ritrae con la consueta professionalità un personaggio scomodo come Obadiah Stane, capace di tradire la fiducia del figlio del suo amico Howard Stark per semplice avidità, Gwyneth Paltrow è molto brava a far evolvere Pepper Potts  come partner ideale di Tony Stark, creando un’alchimia tra i due personaggi che è addirittura cresciuta nei film successivi, facendo nascere una delle coppie più riuscite del grande schermo. Bene anche Terrence Howard nei panni di James Rhodes, sostituito negli episodi successivi da Don Cheadle, per cause economiche. Infine, onore al merito ai tecnici degli effetti speciali (meritevoli di una delle due candidature agli Oscar ricevute dal film), abilissimi nel rendere realistiche le armature del protagonista, pur dovendo confrontarsi con uno degli aspetti più fantascientifici della trama.

Il resto della storia lo conosciamo tutti, la Disney fiutò la preda e nel dicembre del 2009 acquisì la Marvel per quattro miliardi di dollari, trasformando la Casa delle Idee in un marchio globale, capace, ormai, di rivaleggiare in termini di popolarità con franchise del livello di Star Wars. Iron Man è un’icona pop che campeggia su parecchi oggetti di uso comune (t-shirt, zaini, quaderni, perfino bottiglie di shampoo) e non è raro incontrare a Carnevale parecchi bambini che indossano la sua armatura. E pensare che, quando nacque nel 1963, Stan Lee era troppo occupato a scrivere le sceneggiature dei suoi personaggi di punta, i Fantastici Quattro e Spiderman, tanto da lasciare Iron Man nelle mani dei suoi collaboratori. Chissà cosa avrebbe fatto allora, se avesse saputo che quarantacinque anni dopo, l’alter ego di Tony Stark avrebbe iniziato una rivoluzione del cinema.

 

 

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