Nazione: Stati Uniti
Anno: 2015
Durata: 141 min

Genere: Azione, fantascienza
Regia: Joss Whedon
Attori: Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Don Cheadle, Aaron Taylor-Johnson
Voto Filmantropo:


 

 

 

 

Dopo aver finalmente recuperato lo scettro di Loki, Tony Stark (Robert Downey Jr.) chiede aiuto a Bruce Banner (Mark Ruffalo) per portare a termine il progetto Ultron, un’intelligenza artificiale potentissima, da impiegare come baluardo, per difendere la Terra da ogni possibile minaccia. Ultron, però, prende inaspettatamente coscienza di sé e si convince che l’unico modo possibile per salvare il mondo prevede la preventiva distruzione del genere umano.

 

 

Il clamoroso successo di The Avengers convinse anche i più scettici all’interno del consiglio di amministrazione della Disney, che i quattro miliardi di dollari, spesi per acquisire la Marvel Entertainment nel 2009, non fossero stati proprio un pessimo investimento. Quel risultato deve essere stato anche lo stimolo che persuase Joss Whedon, all’inizio un po’ titubante sulla possibilità di tornare dietro la macchina da presa per un eventuale sequel, a proseguire la sua esperienza con la casa di produzione di Topolino. Durante un’apparizione a sorpresa al San Diego Comic-Con del 2013, però, il regista americano annunciò che l’avversario degli Avengers non sarebbe stato Thanos, come tutti pensavano, dopo averlo visto apparire nei titoli di coda del primo film, bensì Ultron, uno dei più potenti e affascinanti nemici di Capitan America e soci. Forse consapevole delle fatiche che avrebbe dovuto affrontare nella realizzazione del film (e che lo avrebbero, poi, spinto a rinunciare a dirigere ulteriori sequel), Whedon preferì evitare di imbarcarsi in un’avventura troppo impegnativa e con tematiche, in fondo, non molto lontane da quelle del primo capitolo (tematiche, comunque, ancora evidenti nella sequenza di apertura, probabilmente la meno riuscita di tutta la pellicola). Meglio limitare l’azione, quindi (che, tuttavia, rimane un elemento irrinunciabile della trama: la scazzottata tra Hulk e Iron Man, giusto per citare uno dei passaggi più spettacolari del film, è un’autentica gioia per gli occhi), cercando di favorire un intreccio che andasse oltre il consueto scontro tra buoni e cattivi. Per cui, la scelta come avversario degli Avengers del robot malvagio creato da Roy Thomas e John Buscema nel 1968, ha rappresentato per Whedon il modo perfetto per mostrare la sua personale visione su temi sempre più attuali, come la contrapposizione uomo-macchina, o la possibilità che, in un futuro prossimo, le decisioni fondamentali per il destino dell’umanità possano essere prese da un gruppo ristretto di menti brillanti, a dispetto delle possibili obiezioni derivanti da una consultazione popolare. Rinunciare a mostri alieni e a dei dello spazio, per tornare a una dimensione più “terrena”, ha anche favorito l’inserimento di momenti più intimi (l’attrazione reciproca, ma piena di incognite, tra la Vedova Nera e Hulk; la famiglia segreta di Occhio di Falco), che, se è vero che rallentano il ritmo, rappresentano il modo più efficace per umanizzare personaggi che, altrimenti, verrebbero visti solo come una versione live action dei loro corrispettivi cartacei. Il problema è che proprio il desiderio di Whedon di dare al film un’impronta più autoriale, senza rinunciare alle parti più fracassone, ha fatto inevitabilmente perdere alla pellicola quella linearità narrativa, che era stata uno dei pregi del primo capitolo. Inoltre, anche l’introduzione di nuovi personaggi è sembrata più una scelta di marketing, che una reale necessità della trama. Di sicuro su alcune decisioni ha pesato come un macigno il gigantesco budget messo a disposizione dalla Disney (circa 280 milioni di dollari). Forse, con una pianificazione più ragionata, si sarebbero potute evitare le spiegazioni poco chiare sulle motivazioni delle azioni di alcuni protagonisti e l’eccessiva compressione di alcuni momenti cardine del film, che hanno influito negativamente sulla riuscita del sequel, non permettendo a questo secondo capitolo di posizionarsi allo stesso livello del primo.  A ogni modo, stiamo parlando di un prodotto qualitativamente superiore a molti altri Cinecomic, quello che fa davvero specie, in realtà, è che, sebbene il film abbia incassato a livello globale poco meno del suo predecessore, i dirigenti della Disney abbiano dichiarato di non sentirsi completamente soddisfatti dei risultati economici della pellicola. Questo, però, non ha impedito loro di fermare la produzione di altri due capitoli, ancora più ambiziosi dei precedenti, trovando nei fratelli Russo, reduci dal successo di Captain America: Civil War (dove hanno messo in evidenza la capacità di saper gestire parecchi personaggi, una qualità fondamentale per Infinity War), i degni sostituti di Whedon.

E chiudiamo ancora una volta con alcune curiosità: nei fumetti, il creatore di Ultron non è Tony Stark, ma Hank Pym (il personaggio interpretato da Michael Douglas in Ant-Man), verso il quale l’androide sviluppa da subito un forte complesso edipico, un sentimento alla base di molte storie su carta del personaggio, che, purtroppo, non ha trovato spazio nella sceneggiatura di Whedon. Visione, invece, è una creazione di Ultron anche nei fumetti, ma nasce come avversario degli Avengers, non come l’essere sintetico perfetto che avrebbe dovuto contenere la coscienza del robot malvagio. Infine, il sottotitolo del film, Age of Ultron, riprende pari pari il nome di un’importante saga fumettistica uscita poco prima della pellicola, dove si racconta di un Ultron che è finalmente riuscito a sconfiggere tutti i super-eroi e a dominare il mondo. Niente a che vedere con la trama del film, quindi, ma solo una strizzatina d’occhio rivolta ai i fan.

 


 

 

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