Intorno al 5000 a.C., dieci alieni immortali appartenenti al popolo degli Eterni, vengono inviati sulla Terra dal dio spaziale Arishem, per proteggere l’umanità dai mostruosi Devianti. Quando anche l’ultimo di questi viene eliminato, il gruppo si divide, sparpagliandosi in varie zone del mondo. Dopo oltre cinquecento anni vissuti nell’anonimato, tuttavia, il ritorno delle persone cancellate dal Blip, determina anche la misteriosa ricomparsa dei loro nemici. Per gli Eterni è giunto il momento di riunirsi.

Nazione: Stati Uniti
Anno: 2021
Genere: Azione, supereroi
Regista: Chloé Zhao
Durata: 156 min
Attori: Gemma Chan, Richard Madden, Kumail Nanjiani, Lia McHugh, Brian Tyree Henry, Lauren Ridloff, Kit Harington, Salma Hayek, Angelina Jolie

Dopo il lungamente atteso arrivo in sala del (poco riuscito) stand-alone dedicato a Black Widow e del (inaspettatamente vivace e piacevole) lungometraggio di Shang-Chi, l’uscita nei cinema di Eternals ha definitivamente dato il via alla Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. E sebbene la produzione del film sia iniziata in era pre-Covid e a pochi mesi dal successo stratosferico di Avengers: Endgame, le risorse messe in campo sono sembrate fin dall’inizio notevoli, soprattutto considerando che, pur essendo creature del leggendario Jack Kirby (uno dei papà dell’Universo Marvel fumettistico), Ikaris e compagni non hanno mai goduto di una nutrita schiera di fan. Kevin Feige e soci, tuttavia, sono da tempo consapevoli di aver trasformato il logo della Marvel in un brand riconoscibile e di forte richiamo per gli spettatori, per cui un gruppo di eroi che fondono mitologia e fantascienza (due temi di sicura presa sul pubblico) e con un seguito così scarso da poter essere rimaneggiati a piacere, sia per andare incontro alle nuove tendenze hollywoodiane, sia per strizzare l’occhio ai ricchi mercati asiatici, deve essere apparso come la manna dal cielo. Da qui un cast che annovera non solo una star come Angelina Jolie, ma anche la veterana Salma Hayek e i sempre più popolari Richard Madden e Kit Harington, i quali, assieme a volti meno conosciuti, sono andati a comporre un mix all’insegna dell’inclusività. Una scelta che, per quanto faccia a pugni con la storia editoriale dei personaggi, è diventata praticamente irrinunciabile per Hollywood (e stavolta ha persino portato alla presenza di un’attrice sorda, la brava Lauren Ridloff, già apprezzata nelle ultime stagioni di The Walking Dead). E così, di tutti i character della Casa delle Idee trasposti sul grande schermo, gli Eterni (assieme a qualche sporadica eccezione come Mar-Vell) sono diventati quelli che più si discostano dalle loro controparti cartacee. Di fatto sono rimasti intatti i nomi, i poteri (a grandi linee), l’origine come costrutto degli onnipotenti Celestiali e poco altro, anche se, in realtà, i lettori dei fumetti non vengono completamente ignorati (la Mahd W’Yry di cui soffre Thena, per esempio, è ripresa da un celebre ciclo degli Avengers, così come Tiamut è un’allusione alla storica saga del Celestiale Dormiente) né mancano gli omaggi nascosti a noti capisaldi della casa editrice (i dubbi e le sofferte decisioni di Ajak, infatti, ricordano non poco il malessere esistenziale che spinse Silver Surfer a rivoltarsi contro il suo padrone Galactus, quando il personaggio esordì sulle pagine dei Fantastici Quattro negli anni Sessanta). È bene sottolineare, però, che la maggiore fonte ispiratrice del soggetto (opera degli emergenti Kaz e Ryan Firpo) sembra essere una miniserie revisionista del 2006 di Neil Gaiman e John Romita Jr., quantomeno per il desiderio manifestato da alcuni dei protagonisti di vivere all’interno della comunità umana. D’altra parte, nonostante possa essere considerato un ulteriore segno di lungimiranza da parte dei Marvel Studios (soprattutto a vedere la fulminea ascesa di Chloé Zhao), mettere tre giovani cineasti (i due cugini Firpo appunto e l’appena citata filmmaker di origine cinese) alla guida del film non poteva che portare a scelte lontane dalla classicità. Questo è vero in particolare per la Zhao, divenuta nel frattempo una beniamina della critica grazie al pluripremiato Nomadland, ma già al momento del suo incarico per Eternals, garante di un approccio più autoriale e di una visione alternativa ai cinecomic tradizionali (benché da sempre fan dichiarata del MCU). Il risultato finale rispecchia esattamente questo assunto, a partire dalla preferenza della regista per gli scenari naturali invece che di quelli digitali e dall’emergere nella storia di temi fortemente improntati all’etica e alla morale (cosa diventa giustificabile in nome di un presunto “bene superiore”? Chi ha il diritto di decidere il destino di altri esseri viventi?). In maniera forse un po’ pretestuosa, ma sicuramente efficace (almeno nel cercare di mantenere accessibile a tutti il messaggio della pellicola) la natura quasi divina dei protagonisti viene contrapposta ai sentimenti del tutto umani che molti di loro cominciano a mostrare con il passare dei secoli. Così come il confronto tra Eterni e Devianti diventa il mezzo per arrivare a dubitare di certezze assodate o per invitare a guardare oltre le apparenze (a completamento di un percorso già iniziato con gli Skrull in Capitan Marvel). Insomma, non il solito scontro manicheo tra buoni e cattivi, ma qualcosa di più profondo rispetto al puro intrattenimento hollywoodiano. Non è un caso che a patire maggiormente questo approccio siano i personaggi più “muscolari”, in particolare la Thena di Angelina Jolie, ridotta a una semplice guerriera senza personalità o che, per assecondare il soggetto, alcuni protagonisti vengano completamente trasformati rispetto alla loro versione originale. Il subdolo e manipolatore Druig dei comic book, per esempio, diventa un pacifista utopico e ribelle, mentre la sensuale e determinata Sersi immaginata da Kirby, più interessata ai piaceri della vita che al destino del mondo, muta in un’empatica e generosa paladina dell’umanità, incarnando alla perfezione gli ideali promossi dal film (grazie anche alla brillante interpretazione dell’ottima Gemma Chan). Per le stesse ragioni, appare pure assolutamente comprensibile l’evoluzione di alcuni personaggi, benché in totale controtendenza con le storie a fumetti (Ikaris su tutti, naturalmente).

Dove, al contrario, la pellicola non convince (o addirittura delude) è nel tentativo di far convivere la sua anima più raffinata con gli aspetti più convenzionali associati al MCU (difficile dire se imposti dalla Disney o se realmente previsti dagli autori), che oltre ai fragorosi combattimenti (peraltro inevitabili) tra le varie parti in conflitto, si manifesta attraverso gli abituali (e, mai come in questo caso, troppi) passaggi umoristici, completamente avulsi dall’atmosfera che si respira nell’opera. Ma se quelli che coinvolgono il tenerissimo papà gay Phastos sono leggeri e misurati – e, quindi, tutto sommato accettabili – la demenzialità di Kingo (e del suo inopportuno e insopportabile maggiordomo!) è, invece, ridicola e superflua.

È proprio a causa di questa vera e propria ambiguità stilistica se Eternals non arriva a centrare l’obiettivo, rimanendo, purtroppo, un esperimento riuscito solo in parte.

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